Apr 26, 2024 Last Updated 9:23 AM, Dec 12, 2023
Eva Bonitatibus

Eva Bonitatibus

Giornalista pubblicista

I libri sono la mia perdizione. Amo ascoltare le storie e amo scriverle. Ma il mio sguardo curioso si rivolge ovunque, purché attinga bellezza e raffinatezza.

La musica è il mio alveo, l’arte la mia prospettiva, la danza il mio riferimento. Inguaribile sognatrice, penso ancora che arriverà un domani…

Idee vincenti

Idee 1

Interessante. Rasserenante. Stimolante. Curioso. Rilassante. Elettrizzante. Coinvolgente. Divertente. Colorata. Profonda. Emozionante.

Sono gli aggettivi utilizzati dagli studenti delle scuole superiori della città di Potenza coinvolti nel progetto “Libriamoci: giornate di lettura nelle scuole”, promossa dal Centro per il libro e la Lettura (MiBACT) e dalla Direzione generale per lo studente (MIUR) idee 3ed organizzato dal Circolo culturale Gocce d’autore. Complice l’insegnante che ha preparato i ragazzi proponendo loro letture di ogni tipo, anche questa seconda esperienza è stata un successo.

Un successo di emozioni, di sensazioni, di commistioni perché abbiamo ottenuto ciò che desideravamo: far leggere i libri ai ragazzi di 16-17 anni. Noi abbiamo portato un testo che parla di Italo Calvino e di musica jazz, abbiamo portato la letteratura e la musica, abbiamo portato l’autore e i musicisti che hanno fatto sobbalzare dalla sedia gli studenti. Li hanno circondati, circuiti, abbracciati, coccolati. Sono stati balsamo per menti e cuori e loro si sono lasciati massaggiare da parole e note rispondendo a tutte le sollecitazioni provocate. idee 2

Ci hanno stupito perché alle nostre letture sono seguite le loro. Un botta e risposta a suon di libri, di scrittori, di citazioni, di storie, di pagine. Ecco, l’unico suono che si è sentito forte quelle mattine è stato lo sfogliare delle pagine. Suono magico che ha fatto resuscitare gli interessi più sopiti. L’esperimento è riuscito e le loro testimonianze scritte sull’esperienza vissuta tra i banchi ci da rinforzo e speranza.

Non è vero che i ragazzi sono disinteressati al mondo della cultura. Ne sono parte integrante, la animano, la vivono e la trasmettono. Basta trovare la chiave giusta per aprire i loro cuori, il combustibile giusto per accendere il loro fuoco della passione. Loro hanno già tutto. Sta a noi operare nel modo giusto attivando tutte le idee utili allo scopo. E la loro risposta arriva, puntuale, come quella scritta da uno studente e che mi piace riportare: “Ultimamente sto riscoprendo la lettura, credo che letteratura e musica siano fondamentali e in base al mio stato d’animo scelgo se leggere o ascoltare musica. Ci sono giorni in cui ho bisogno di un libro, altri invece in cui con delle cuffie risolvo, momentaneamente, i problemi e i mille pensieri che mi passano per la testa”. idee 4

Cosa possiamo dire di più? Siamo felici di aver fatto nel nostro piccolo un’azione positiva ed acceso una scintilla. Siamo felici!

Eva Bonitatibus

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L’ignoto ignoto

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Mark Forsyth è l’autore di un libello che in 26 pagine racconta tutto ciò che non sappiamo di non sapere sulle librerie. Ossia la grande ricchezza da scoprire tutte le volte che ne varchiamo la soglia. Il saggio, dal titolo L’ignoto ignoto, reca l’eloquente sottotitolo “le librerie e il piacere di non trovare quello che cercavi”. In effetti è proprio così. Io stessa, recatami nella mia libreria di fiducia, se non avessi dialogato con il libraio che mi ha messo nelle mani questo libricino, mai, credo, avrei posato gli occhi sul libro di cui vi sto parlando. Un po’ perché era nascosto da altri volumi più corposi, sistemato dietro al grosso bancone della cassa, un po’ perché ero alla ricerca di qualcos’altro. E proprio in questa meravigliosa ricerca di qualcosa che non sapevo di trovare, mi sono imbattuta in un libro di cui ignoravo l’esistenza.

 

scrivere ignoto 2Lo scrittore inglese, tra i più noti linguisti e commentatori della lingua inglese, parte da un assunto: “ci sono cose che sappiamo di sapere. Ci sono cose che sappiamo di non sapere. Ma c’è anche l’ignoto ignoto, cioè le cose che non sappiamo di non sapere”. Un’affermazione, scrive Forsyth, che lascia perplessa la gente ma che in realtà dice una grande verità. Facciamo un esempio con i libri: ci sono quelli che hai letto, quelli che sai di non aver letto e quelli che non sai di non conoscere. Sicuramente tra quelli che avete letto c’è un Massimo Gramellini o un Fabio Volo (ahimè) o un Andrea Camilleri o una Elena Ferrante o un Niccolò Ammaniti e che ora riposano sugli scaffali della libreria del vostro studio. Tra quelli che sapete di non aver letto e che sono famosi perché li avete già sentiti compaiono gli altisonanti Alla ricerca del tempo perduto” di Marcel Proust o “Ulisse” di James Joyce o “Guerra e pace” di Lev Tolstoj o altri grandi scrittori che val la pena di leggere. Prima o poi. Basta una ricerchina su internet e li mandi a prendere. Il bello è ottenere ciò che non sapevi che esistesse e, le cose che non sai di non sapere, le trovi altrove.

Comincia così il viaggio di Mark Forsyth (Mark Forsyth) alla ricerca dell’ignoto tra libri curiosi, librerie romantiche, buone librerie. Con il culto della bibliomanzia, l’arte di predire il futuro attraverso i libri, l’autore si diverte ad aprire a caso i libri e leggere la frase che gli compare davanti che, in modo profetico, gli rivela il futuro. E cita vari casi famosi che si sono affidati alla bibliomanzia, da San Francesco d’Assisi al poeta Robert Browning. La voglia di appagare il desiderio di trovare il libro giusto porta il nostro ad immaginare di entrare bendato in una libreria e, allungando una mano come fosse un fantasma, di trovare il libro fantastico. Ma l’espediente, piuttosto improbabile, potrebbe rivelarsi rovinoso, così gioca di fantasia: trovarsi in una piccola stradina di un paese mai visitato prima ed entrare in un negozio appena scoperto. Lì dentro c’è un solo libro, con la copertina molto semplice: è quello che gli svelerà tutti i segreti dell’universo. Grazioso spunto per un racconto!

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Ma dov’è allora questo ignoto ignoto? Il libro migliore, l’ignoto ignoto, è sul tavolo in fondo alla libreria. Quello in alto sullo scaffale, nell’angolo, a portata della tua mano. E’ lì che ti aspetta già da un po’, la sua copertina è invitante, prendilo, puoi sfogliarlo, annusarlo, toccarlo. Lo puoi fare. Anzi lo devi fare. Grazie e-book, grazie a voi le librerie sono tornate ad essere più affascinanti di prima.

Eva Bonitatibus

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La lettura? Un investimento!

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Leggere aiuta a parlar meglio. Leggere aiuta a scrivere meglio. Leggere aiuta la memoria. Leggere aiuta ad entrare nella mente degli altri. Leggere aiuta a sviluppare la fantasia. Leggere aiuta l’intelligenza emozionale. Leggere aiuta a combattere lo stress. Leggere aiuta a comprendere meglio il mondo. Leggere aiuta l’apprendimento. Leggere aiuta l’immaginazione. Leggere aiuta a sognare. Leggere aiuta a crescere.

Diventare grandi con un libro tra le mani è molto più gratificante che crescere davanti ad uno schermo (che sia tv o ipad o iphone). Non occorre essere medici o insegnanti per dimostrare quanto la lettura di buoni libri solleciti e migliori le funzioni intellettive delle persone, non solo quelle in fase di crescita. Basta osservare i loro comportamenti ed ascoltare le loro conversazioni. Chi non è abituato sin da piccolo a destreggiarsi tra le pagine di un libro è rozzo, è un sensibile a metà, manterrà per sempre una sola e unica visione del mondo. La sua. Non sarà mai incline a comprendere le ragioni degli altri, né avrà un atteggiamento proteso verso l’altro.

E’ per questo che bisogna abituare i bambini sin da piccoli a leggere e ad ascoltare leggere. Ed è per questo che, dopo la famiglia, la scuola deve investire in attività di promozione e sollecitazione alla lettura. Sulla scia di questo riconosciuto bisogno si inserisce per il secondo anno consecutivo l’iniziativa “Libriamoci: giornate di lettura nelle scuole”, promossa dal Centro per il libro e la Lettura (MiBACT) e dalla Direzione generale per lo studente (MIUR). Sei giorni di letture per avvicinare alla lettura il mondo della scuola, da quella dell'infanzia alle secondarie, con il supporto di scrittori, scienziati, autori, uomini politici, sportivi, giornalisti, artisti, personaggi della cultura e dello spettacolo.   

investire libri 2Centinaia le scuole italiane che hanno aderito a Libriamoci con proprie iniziative volte a far comprendere che leggere non è solo un’attività funzionale allo studio, bensì alla partecipazione di tutti per la comprensione di testi e la discussione di contenuti. Sull’argomento è intervenuto, tra gli altri, lo scrittore e giornalista Massimo Gramellini il quale ha affermato che il mondo nel quale viviamo è sempre più incapace di immaginare. “L’immaginazione è come un muscolo, ha detto Gramellini, che se non viene allenato pian piano si atrofizza. La lettura è una palestra indispensabile per rimettere in forma il muscolo dell’immaginazione.”

Anche Gocce d’autore entra nelle scuole munita di libri, musica e tanto entusiasmo. L’invito è troppo allettante per non parteciparvi e se lo scorso anno l’esperienza è stata positiva, quest’anno la si replica raddoppiandola. Due Istituti superiori del capoluogo lucano sono il luogo delle letture ad alta voce svolte da scrittori, giornalisti, attori con l’immancabile supporto della musica e dell’arte. Inoltre, in occasione del 750° anniversario dalla nascita di Dante è prevista per giovedì 29 ottobre l’iniziativa “Dante a mezzogiorno”, un flash-mob di tutte le scuole d’Italia, che per 5 minuti o un’ora leggeranno le opere del sommo poeta.

Investire nei libri dunque è possibile. Basta crederci e volerlo. D’altronde, cosa sarebbe la nostra vita senza libri?

http://www.fiction.rai.it/dl/RaiFiction/programma.html?ContentItem-bf74f7e1-c3c3-4419-8535-6526ba91eaa2&refresh_ce

Eva Bonitatibus

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Oggi mi compro la libertà

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"La libertà è un concetto che noi non conosciamo perché non siamo mai stati liberi". (Svetlana Aleksievic)

La Russia è la patria della cultura del racconto perché c’è la voglia di raccontare il proprio vissuto e il proprio dolore. Lo ha affermato il Premio Nobel per la letteratura 2015, Svetlana Aleksievic, in una recente intervista rilasciata in occasione del Festival della letteratura di Mantova. La scrittrice e giornalista post sovietica ha descritto nei suoi libri gli orrori cui è stato sottoposto il popolo russo dalla guerra in Afghanistan al disastro di Chernobyl fino ai suicidi succeduti allo scioglimento dell’Unione Sovietica.

Una narrazione, la sua, che fa emergere la propria protesta contro il regime totalitario e violento. E lo fa attraverso una scrittura che è stata definita dall’Accademia svedese delle scienze “polifonica”. Si, polifonica, perché la scrittrice bielorussa parla attraverso le numerose voci raccolte durante il suo lavoro di scavo. Storie domestiche che raccontano un territorio frammentato e frammentario. Per questo la sua opera è stata premiata, perché rappresenta un “monumento alla sofferenza e al coraggio dei nostri tempi”.

editoriale SvetlanaUn Premio al coraggio di raccontare. Il racconto assurge dunque a funzione di importanza capitale. Ma solo se è lucido e inalterato. Non edulcorato. Né contaminato. La scrittura diventa una nuova forma di opposizione, pacifica ma tagliente, che racconta la verità. E la verità è quella macchina che ti porta verso la libertà assoluta. E’ un impegno raccontare la verità usando occhi sgombri e lingua onesta, e non bisogna mai cedere alla minaccia della paura. E’ questo l’insegnamento del Nobel per la letteratura 2015.

Liberare la popolazione dalla menzogna e lottare per la verità, questo il senso del coraggio di raccontare. Anche se non tutti sono disposti a comprenderti, la condanna è l’arma più facile da infliggere. E Svetlana ha scelto l’esilio volontario per poter continuare a raccontare gli orrori della barbarie. Diceva l’apostolo Paolo che c’è un momento in cui predichi e la gente non ti ascolta, ma guai a te se smetti di predicare. Non fermiamo dunque l’impegno civile di raccontare sempre la verità, ad ogni costo.

Un Premio al coraggio di raccontare. La libertà è l’anelito e Svetlana con i proventi del più importante riconoscimento (circa 850mila euro) ha detto che si “comprerà la libertà”. 

Eva Bonitatibus

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Il jazz e Calvino

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New York, marzo 1959. In una chiesa ortodossa sconsacrata si realizza la consacrazione della leggerezza nel jazz. E’ la lezione che Giuseppe Romaniello scrive sulla leggerezza e il jazz nel saggio intitolato “Six memos in jazz”, edito dalla Fondazione Abacus nella collana Socialitas e Conte editore. Il libro in questione rappresenta una continua sperimentazione, dalla prima all’ultima pagina, sui valori individuati da Italo Calvino trent’anni fa e sulla loro applicazione nella musica jazz. La letteratura e la musica sono le My favourite things di Romaniello, i due valori estremi in mezzo ai quali si svolge la vita dell’autore alla ricerca di quell’equilibrio che contempli i due generi apparentemente distanti e invece indissolubilmente intrecciati tra loro.

La prospettiva è il futuro. Sia i Six memos in the next millennium, diventati poi Lezioni americane, sia il jazz rappresentano la necessità di costruire nuove strade allo scopo di un rinnovamento sociale che destrutturi l’esistente per ricomporlo secondo nuove armonie. E il pensiero dei grandi musicisti jazzisti ci hanno lasciato un testamento spirituale esattamente come Italo Calvino ci ha trasmesso il suo. Sei i valori individuati dall’intellettuale e scrittore italiano: leggerezza, rapidità, esattezza, visibilità, molteplicità e coerenza, e sei i momenti e i luoghi del tempo che raccontano il jazz. “Il mio futuro incomincia quando mi sveglio al mattino e vedo la luce”, diceva Miles Davis, uno dei più influenti, innovativi ed originali compositori e trombettisti del XX secolo. E questo è l’invito rivolto a tutti i lettori dall’autore durante il tour di presentazione del libro che ha fatto tappa, tra l’altro, a Matera e a Potenza. scrivere 2

Il ritmo della narrazione è un “walking”, il tempo giusto per fare la passeggiata che l’autore ci invita a compiere tra i luoghi del jazz e quelli di Calvino. Lo stile ricco di groove impone al lettore di seguire le note che a seconda del valore indicato assumono un significato differente. Una relazione intessuta tra matematica e musica e tra matematica e parole che consente di rileggere le sei proposte calviniane attraverso un brano, un musicista, un’incisione. Dunque il jazz diventa la lezione americana per comprendere il nuovo millennio.

La rapidità di Calvino, raccontata attraverso la leggenda dell’imperatore Carlomagno, è incarnata dal sassofonista Charlie Parker: la sua musica era come lui. Andava velocissima, scrive Romaniello. E tanti i brani scritti da Parker e citati dall’autore a conferma dell’assunto, da Yardbird Suite, a Ko Ko, a Night in Tunisia.

L’esattezza per Calvino vuol dire tre cose: un disegno dell’opera ben definito e ben calcolato, l’evocazione di immagini visuali nitide, un linguaggio preciso. Per il jazz esattezza è velocità, virtuosismo, intensità ed energia. Qualità incarnate da John Coltrane, altro sassofonista, che dedicò gran parte delle sue energie a cercare un suono intenso e puro. A love supreme è il brano che meglio identifica questo valore, una poesia dedicata a Dio e che descrive il percorso ascetico dei pellegrini con assoluta esattezza.

Per la visibilità, che Calvino espresse magistralmente con il suo libro Le città invisibili, un racconto che fa emergere lo scontro tra città ideale e città reale. Lo spunto calviniano conduce Romaniello e il lettore a compiere un viaggio tra i luoghi del jazz e il loro legame con i musicisti. Scrive infatti l’autore che alcuni degli standard senza tempo testimoniano questa relazione: April in Paris, Autumn in New York, Nostalgia in Times Square. E ci sono poi grandi jazzisti che contemplano in sé la frizione tra reale e ideale, rispondendo alla necessità di guardare lontano, indicando ad altri il percorso da compiere. Loro sono Louis Armstrong, Lester Young, Coleman Hawkins, Gerry Mulligan e Chet Baker. scrivere 3

Se il romanzo Se una notte d’inverno un viaggiatore incarna le caratteristiche della molteplicità per i suoi numerosi incipit, Duke Ellington lo fa nel jazz con It don’t mean a thing if It ain’t got that swing. Infine l’incompletezza. Calvino non scrisse mai l’ultima lezione, quella dedicata alla coerenza, perché morì. Giuseppe Romaniello fa un parallelismo tra incompletezza e improvvisazione portando ad esempio una frase di Coltrane: non c’è mai fine. Perché, come scrive l’autore, nel jazz improvvisazione è metafora dell’agire organizzativo, è espressione consapevole dell’incompletezza. My ship di Kurt Weill e di Ira Gershwin è l’esempio calzante di questo valore che chiude la narrazione di Calvino e di Romaniello.           

Eva Bonitatibus

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