Dec 06, 2023 Last Updated 11:06 AM, Dec 6, 2023

Alla ricerca dell'imperfezione

Pubblicato in Osservare
Letto 447 volte

osservare 1

Il nome di Helena Rubinstein è strettamente legato alla ricerca dell’estrema perfezione. L’indagine non è iniziata di certo oggi, come risposta alle esigenze dei social sempre più intransigenti, ma tutto è iniziato con l’utilizzo dei cosmetici.

Una mostra a Parigi dedicata all’imperatrice della bellezza, come l’ha definita Jean Cocteau, e conclusasi lo scorso agosto, racconta l’epopea della donna che trasformò in pochi anni la ricetta di famiglia di una crema per il viso. Un viaggio imprenditoriale senza precedenti con la cultura della bellezza, tessuto dal legame tra arte e cosmetici in esposizione al Musée d'Art et d'Histoire du Judaïsme. La Rubeinstein mette la scienza e l'arte al servizio della bellezza e dell'emancipazione femminile e grazie alla ricerca scientifica realizza creme per proteggere la pelle dai segni del tempo: Ciprie colorate per opacizzare e make-up per esaltare, creme agli ormoni ed elettrostimolazione. Maschere antiche ispirano quelle moderne.

L’arte della cosmesi fa il suo esordio in epoca preistorica ma sarà solo nell’era degli egizi che troverà il suo spazio poiché questo popolo dava un ruolo fondamentale ad essa. Difatti loro usavano molto cospargersi di unguenti, allungare gli occhi con il Kajal ( polvere costituita da Galena, malachite  antimonio e grasso animale) e decorarsi le labbra con ossido di rame e ferro.

Tuttavia non era l’unico popolo ad avere la passione per l’estetica. I cosiddetti “nativi americani” amavano dipingersi il corpo (è da qui che ha origine la famosa Body art), gli ebrei facevano uso di fragranze come l’incenso, i fenici hanno inventato il sapone, i popoli mesopotamici coloravano il volto con l’ocra mentre gli indiani si dipingevano i palmi delle mani e gli arabi hanno estratto l’acqua di rose.

Insomma la cura dell’estetica e la ricerca della perfezione sono arti che esistono dalla notte dei tempi ma con il passare del tempo abbiamo dimenticato una cosa di cui io stessa inizio ad averne l’esigenza.

L'esigenza di essere imperfetta.

La creazione del trucco prima e dei filtri usati per i social poi ha certamente aumentato le aspettative riguardanti la realtà. Quanto può essere stimolante una società senza imperfezioni? L'imperfezione è il sale della nostra vita, senza di essa il nostro vivere avrebbe un solo colore e non è meglio l'arcobaleno dopo la tempesta rispetto al grigiore che porta la pioggia?

Una vita a colori è ricca di sfumature ed emozioni non dimenticatelo mai, come dice Alessandra Amoroso in "vivere a colori" bisogna VIVERE A COLORI. Godiamoci le imperfezioni e sorridiamo di più che il sorriso è il frutto dell’imperfezioni più bella del nostro viso.

Note bibliografiche: Corriere della sera dizionari, Wikipedia.

Chiara Albano

Chiara Albano

Dottoressa Magistrale in “Scienze filosofiche e della comunicazione” presso “Università degli studi della Basilicata”.

Amo scrivere, leggere e cantare perché queste arti mi permettono di conoscere realtà diverse senza allontanarmi troppo da chi amo.

Altro in questa categoria: Il nulla nell’arte »