Eva Bonitatibus dialogherà con l’autore.
Angela Martorano e Marina Viggiani leggeranno alcuni brani del libro
Nell’introduzione al suo libro Maurizio Tucci scrive:
Ho riletto per la prima volta “Sapessi com’è strano” quasi tre anni dopo averlo scritto, in quel drammatico ed indimenticabile marzo 2020, e nel farlo sono tornato a rivivere con inaspettata intensità quei momenti che, ancora di più che difficili, ricordo come surreali.
Tutti prigionieri a casa con le auto della polizia che con il megafono, dopo lo scattare del “coprifuoco” (parola inimmaginabile per tutti noi), invitavano a non uscire di casa. I controlli con il lasciapassare quotidiano nel quale si doveva motivare l’assoluta necessità per cui si era per strada, le file interminabili davanti al supermercato, la classificazione degli “affetti” tra stabili o meno per capire se ci si poteva incontrare oppure no…
Questi racconti – di fantasia, ma tutti legati a spunti e a persone reali – mi hanno riportato indietro nel tempo e se da un lato, essendo tra i fortunati a cui il Covid non ha creato problemi personali o familiari, mi hanno suscitato anche una sorta di angosciosa nostalgia per quell’avventura unica vissuta, dall’altro ho provato, forte, il disagio di una disillusione.
Quando ho dato voce ai protagonisti del racconto, sia io, che “loro”, che tutti, non sapevamo a cosa saremmo andati incontro e vivevamo una situazione che ci sembrava inimmaginabile, fuori dalla realtà. Non avevamo nemmeno riferimenti storici ai quali aggrapparci per immaginarne l’evoluzione, tanto che veniva spontaneo quanto irragionevole il paragone con “la guerra” che per altro la maggior parte di noi aveva solo sentito raccontare.
Ma l’errore più grave che tutti abbiamo commesso, forse sovrastimandoci, e che io ho indotto a commettere ai protagonisti dei racconti, è stato quello di immaginare che questa drammatica e collettiva esperienza ci avrebbe cambiati. Come promettevamo cantando dai balconi nei quali eravamo prigionieri. Come diceva il protagonista di uno dei racconti del libro: “Forse mi illudo, ma per un bel po’ di tempo non riusciremo a scrollarci di dosso questa esperienza e rivedremo tante cose sotto una luce diversa, sotto una luce migliore”. Ebbene sì, caro amico uscito dalla mia penna: ti illudevi. Mi illudevo.
Siamo tornati quelli di prima. Alcuni provati da lutti, altri economicamente allo stremo altri arricchiti, perché nelle guerre ci sono sempre lutti, guadagni e tracolli, ma nello spirito siamo tornati quelli di prima, se non peggiori. E la solidarietà per chi ha bisogno di aiuto, spuntata nel momento in cui siamo stati noi ad aver bisogno di aiuto, è svanita nello spazio di un mattino.