Gianluca lascia Atella alla volta di Firenze nel ’95, decide di partire il giorno del suo compleanno il 17 Settembre, quasi come un regalo…il viaggio. Arriva a Firenze dove frequenta l’Università di Agraria indirizzo Tropicale, non si fa sfuggire l’occasione dell’Erasmus, progetto universitario agli esordi; così si ritrova a trascorrere un anno in Belgio.
Finita l’Università valuta e opportunità che la sua terra natale gli offre; gli sarebbe piaciuto applicare ciò che aveva imparato nel settore vinicolo, nel Vulture, ma la solita baronia locale non glielo ha concesso. Attratto dal confrontarsi con gli altri vede il viaggio come una fonte di arricchimento per le proprie conoscenze. La curiosità di cosa ci possa essere al di fuori del territorio già conosciuto lo spinge in Brasile dove si stanzia per alcuni mesi. Era incuriosito dai racconti degli altri, da chi già aveva viaggiato, negli anni ’90 non c’erano i social, per cui i racconti permettevano alla tua immaginazione di esser quella forza motrice che non ti spingeva a prendere un aereo e dove la non conoscenza di quello che avresti trovato ti dava quell’adrenalina necessaria a far bene. Dopo il Brasile è il turno di Haiti per una missione di monitoraggio con un contratto da volontario. Arriviamo così al 2003, l’anno che segna l’inizio della sua vita in Mozambico. Decide di partire come volontario insieme a Padre Prosperino, il Padre Cappuccino di Montescaglioso che ha creato una delle più grandi ONG per le donne. Si occupa di sostenere lo sviluppo delle donne, in particolare di far diminuire la povertà tra queste. Il principio era che investendo sulle donne, permettendo a queste di avere un reddito, si poteva investire nella famiglia, di conseguenza nell’educazione dei bambini. Le donne sono le più povere tra i poveri, spesso abbandonate o maltrattate dai loro mariti.
Padre Prosperino credeva nella capacità del popolo di prendere in mano il proprio destino se solo avessero avuto i giusti strumenti tra le mani. Infatti da un indice di povertà del 69% nel ’97 si arriva al 54% nel 2016; questo grazie a lavoro organizzato in cooperative, la formazione professionale e il supporto di una banca di micro credito. Come contribuisce a questo Gianluca? Gianluca è un tecnico agronomo delle aree tropicali e subtropicali; si occupa di progettazione, coordinamento e rafforzamento dei privati in agricoltura. Nello specifico si occupa di migliorare la produzione e l’organizzazione, nonché la conoscenza in materia di impresa per quelle piccole realtà agricole così da permettere di arrivare a far parte della filiera produttiva. Collabora con GIZ, un’organizzazione tedesca con oltre 50 anni di esperienza in una vasta gamma di settori, tra cui lo sviluppo economico, l’occupazione, l’energia, l’ambiente, la pace e la sicurezza. Fornisce servizi in tutto il mondo nel campo della cooperazione internazionale per lo sviluppo sostenibile. Nello specifico, Gianluca coopera con GIZ allo sviluppo socio economico delle zone rurali.
Ma ecco una nuova avventura; tra i suoi tanti viaggi e i suoi tani impegni approda in Australia per seguire la moglie la quale è assegnataria di un dottorato in epidemiologia. Lei decide di concorrere a questo dottorato, spinta dal marito, perché in Mozambico c’erano delle guerre e entrambi non volevano che la loro famiglia crescesse in un paese instabile. Una volta in Australia continua a fare consulenze e analisi di mercato nel settore agricolo. Organizza dei workshop per trovare soluzioni con i farmer (contadini), cioè nuove tecnologie per migliorare i sistemi di irrigazione.
Analizzando l’ambiente e la produzione nella calda zona di Toowoomba dove si produce cotone suggerisce, visti i terreni armai stanchi per la monocoltura, di ruotare la produzione con degli ortaggi che chiedono una minore quantità di acqua.
Si trova anche a fare consulenze in piccoli paesi rurali, nelle zone interne, come Texas, Kyoomba e Stanthorpe, ed è proprio in quest’ultima che viene accolto a braccia aperte poiché in origine c’era una forte comunità italiana la quale ha lasciato il segno e si è distinta per il duro lavoro e lo spirito i sacrificio, nonché nell’avere insegnato lo stile di vita agricolo. Afferma che grazie alla modestia di queste persone che lo hanno preceduto ha trovato una calorosa accoglienza, ma l’Australia in se non lo convince tanto, si sente più a casa in quella parte di Africa che ha avuto l’influenza latina, rientra in Mozambico. In fondo un po’ è così, anche se ci sono scarsi servizi sciali, anche se i problemi da risolvere son seri - parliamo di problemi alimentari nel senso che le persone non hanno un pasto proteico e completo tutti i giorni - nonostante questo ci sono quei modi di fare, quei valori e quella solidarietà, quella voglia di costruire che ti fa sentire quel paese il tuo.
Francesca Soloperto