Apr 19, 2024 Last Updated 9:23 AM, Dec 12, 2023

Quanto vale un istante? Una nostalgia del passato e una speranza del futuro In evidenza

Pubblicato in Scrivere
Letto 680 volte

«(…) il tempo è l’unico paesaggio che l’uomo, nel suo limite, può abitare con davanti agli occhi l’orizzonte che solo illusoriamente si sposta con il nostro incedere. Di nuovo, il tempo come mescolanza, come strana miscela di erranza e di dimora». Una considerazione stringente che il filosofo Galimberti ci ripropone, e a cui obbediamo, in virtù del fatto che apprezziamo gli infinitesimi squarci di probabilità che in un “periodo” più grande, intendiamo definire come tempo. Ma come ci si regola con gli stessi infinitesimi e dunque, con gli istanti?

 

La riflessione ha occupato ampi spazi filosofici e ha attraversato le strade della storia, senza giungere (e ciò non dispiace!) a un compimento. A una definizione. Quindi a una limitazione. Ma se per molti versi, lo immaginiamo come percorso analitico di uno scorrere, di una successione brevissima di accadimenti, per altri la domanda di senso ci interroga su quanta correlazione ci sia tra il prima e il dopo, tra il passato e il futuro e quanto contratta sia la nostra visione di attualità. Di vivere qui e ora. Di ciò, e molto altro, si è occupato in uno straordinario e ispirato saggio dal titolo “L’ordine del tempo” (Piccola Biblioteca Adelphi), il prof. Carlo Rovelli, fisico teorico e membro dell’Institut Universitaire de France e dell’Académie internationale de philosophie des sciences. Elegante nella sua architettura, il testo, che ingloba anche la danza tra essere e apparire, parte da una riflessione essenziale: “Forse il mistero più grande è il tempo. (…) Il tempo funziona diversamente da come ci appare. (…) Strani fili lo legano agli altri grandi misteri aperti: la natura della mente, l’origine dell’universo, il funzionamento della vita. La meraviglia è la sorgente del nostro desiderio di conoscere, e scoprire che il tempo non è come pensavamo apre mille domande”. Una operazione che incuriosisce e che stimola a fare un viaggio “inseguendo la grammatica elementare del mondo”.

Lo sfaldarsi del tempo, Il mondo senza tempo, Le sorgenti del tempo: queste le tre case in cui si collocano perfettamente nomi e intuizioni, spiragli e arrese, accoglienze e perdite, in una modalità del tutto circolare che riannoda la fine all’inizio e che non ha la pretesa di dividere nettamente. Una indagine, in termini, che non dimentica caos e ordine e che si ritrova nello “scorrere uniforme e uguale in tutto l’universo, nel cui corso avvengono tutte le cose. Esiste nel cosmo un presente, un “adesso”, che è la realtà. Il passato è fisso, avvenuto. Il futuro, aperto, ancora indeterminato. Questo quadro familiare si è sgretolato, si è mostrato essere solo un’approssimazione di un’approssimazione di una realtà più complessa. (…) Gli avvenimenti non sono tutti ordinati in passati, presenti e futuri. Il mondo è quantistico, pertanto non ci sono né spazio né tempo, ma solo processi che trasformano quantità fisiche, le une nelle altre e di cui possiamo calcolare probabilità e relazioni”. Una rappresentazione suadente ed emotiva che lascia tracce e sensazioni, che ci consente (non fuori da una sorta di in-comprensione latente) di continuare ad abbracciare la nostra memoria e di conseguenza, le nostre nostalgie. “Questo spazio che viene aperto dall’anticipazione è il tempo, che forse talvolta ci angoscia ma che alla fine è dono. Un miracolo prezioso che il gioco infinito delle combinazioni ha aperto per noi. Permettendoci di essere. Possiamo sorridere”.

Una proiezione (non priva di speranza) che è per noi, un modo per superare l’irrimediabilmente compiuto e determinato e l’inafferrabile, e per guardare oltre. Mutuando l’etnologo, Marc Augé: “C’è una evidenza intima per cui il futuro è il tempo della coniugazione. È la vita che si vive individualmente”.

Virginia Cortese

Virginia Cortese

Giornalista pubblicista

Appassionata e onnivora lettrice

Considero i libri come finestre sulla vita, da aprire costantemente per imparare come comportarsi sulle strade del mondo.

I miei libri guida sono La Nausea di Sartre, Amore Liquido di Bauman e Il Libro del riso e dell’oblio di Kundera.

Mi piace contemplare e vivere il Bello, perché sono convinta che sia davvero l’antidoto al male. Adoro l’arte, la corrente espressionistica è senza dubbio quella che mi rappresenta in modo totale, il mio quadro del cuore è Notte Stellata sul Rodano di Van Gogh.

Una visione romantica e di prospettiva sulle cose non può esulare dal ri-conoscersi in un’opera lirica, la mia è La Bohème di Puccini.

Altro in questa categoria: I colori del giovane Werther »

Commenti