Apr 18, 2024 Last Updated 9:23 AM, Dec 12, 2023

Quelle mani

Pubblicato in Racconti Inediti
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raccIne1E’ lì che accarezza il lenzuolo bianco e ruvido. Seduta sul bordo del letto in una corsia di ospedale, Angela è persa nei suoi pensieri avvolti da una candida chioma bianca. Umetta il filo tra le labbra e cerca di infilarlo nella cruna dell’ago. Prende il lenzuolo tra il pollice e l’indice e comincia a infilzare l’ago, lo tira verso l’alto facendo allungare il filo e di nuovo trapassa il tessuto verso il basso. Riprende la punta dell’ago dall’altro lato del lenzuolo e tende ancora il filo sentendone la robustezza. Così per tutto il giorno, su e giù con l’ago e con il filo, disegnando corolle di fiori e arabeschi di steli e di foglie. Angela ricama tutto il giorno, confusa nel bianco della sua camicia da notte e accecata da quello della stoffa. Cerca di fissare i contorni delle figure che si muovono nella sua testa e di fermare le immagini che sbiadite corrono sulle lenzuola. Le sue mani stanche accarezzano di nuovo la stoffa e il suono che produce le restituisce una storia andata persa nel baule dei suoi tessuti. C’è quella ragazza, Maria, che deve sposarsi ma che non ha un soldo per permettersi il vestito. Deve sposarsi perché il suo uomo le ha donato il seme della vita e lei vuole farlo germogliare in un luogo accogliente e sicuro. Ma è difficile perché suo padre non vuole e i genitori di lui non la amano molto, la considerano una minaccia per il futuro del figlio. Quante lacrime versate su questo tessuto, scivolano via disegnando alberi dalle radici lunghe e tortuose, danno vita a torrenti impetuosi, dipingono voli di farfalle che intrecciano gocce di rugiada. Angela decide di aiutare la tenera Maria e le disegna un abito da sposa semplice ed elegante. Prende dal suo baule una batista croccante, la srotola sull’ampio tavolo da lavoro e la stanza si riempie immediatamente dell’odore di lavanda che Angela usa per profumare il baule. Una stoffa che il fratello aveva comprato anni prima durante un viaggio a Napoli al mercato più importante dell’anno e che gli avevano venduto a buon prezzo. Era un lino fine e trasparente facilmente modellabile, sul quale Angela avrebbe voluto ricamare piccoli bouquet di mughetti a punto vapore tenuti insieme da fili a punto erba. Motivi a rilievo tono su tono che avrebbero dato quel tocco di raffinatezza all’abito dalla silhouette essenziale. Per la sua giovane amica avrebbe confezionato un tailleur dalla linea affusolata che ne mettesse in evidenza la figura esile e sottile, conferendole così un’aria eterea. Taglia, cuce, ricama, sogna di regalare a Maria la felicità di giorni radiosi. In poco tempo l’abito è pronto e il giorno delle nozze arriva puntuale. RACCONTO INDEITO

 

Angela è soddisfatta del suo lavoro, Maria è elegantissima nel suo tailleur bianco,completato da un cappellino a falde arrotondate, guanti e borsa. E’ perfetta nella sua semplicità, pronta ad affrontare la vita che l’aspetta già alla soglia della chiesa. Il sole splende nell’ampio piazzale antistante e Angela riesce a vedere l’enorme dolcezza che invade gli occhi verdi della giovane sposa. La osserva scendere le scale della chiesa, sembra una bimba felice cui è stato concesso un grande dono, stringe sottobraccio il giovane sposo dallo sguardo smarrito e fiero al tempo stesso. All’orizzonte nessuna certezza, se non il loro amore, neanche una casa, solo una vespa sulla quale correre veloci, il vento sui visi colmi di emozione sapendo di essere già in tre. “Angela! Angela! Angela devi mangiare!” la voce dell’infermiera interrompe bruscamente il viaggio di Angela. Si scuote, guarda con occhi persi la donna che le sta davanti con un cucchiaio in mano, la fissa per un tempo indecifrabile e poi riprende ad accarezzare il lenzuolo bianco e ruvido. Il suo ricordo va alla mamma, quando l’accompagna per la prima volta in casa della sarta che le avrebbe insegnato l’arte dell’ago e del filo. Ricorda i decori ricamati per la prima volta e il morbido tessuto che scivola lungo i fianchi di una sposa. Sente l’odore e la voce delle stoffe lavorate per anni. Ferma la mano, la porta lentamente alla bocca, umetta il filo che non c’è e si mette a fissare il lenzuolo che stringe nell’altra mano. Ora si sente stanca Angela, chiude gli occhi e si addormenta. Sogna arabeschi di pizzo su un mare di seta pura che disvela lieve il racconto della sua vita.

 

Eva Bonitatibus

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