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In viaggio

Pubblicato in Racconti Inediti
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in viaggio

Ero di ritorno da una gita scolastica. Quella mattina avevo messo due sveglie: una alle 6:00 e l’altra alle 6:30 del mattino perché saremmo dovuti partire per le 7:30. Purtroppo non sentii nessuna delle due sveglie, colpa anche del mio compagno di stanza che le spense subito dopo. Ci precipitammo a far colazione e poi subito portammo le nostre valigie nella hall dell’albergo. Qualche minuto dopo ci dissero di salire sugli autobus e di riporre le valigie negli appositi vani.

Io, che ero in ritardo, salii di corsa sul bus per prendere il posto migliore, dato che il viaggio sarebbe durato 14 ore. Ma appena salito trovai la brutta sorpresa: i posti in fondo e al centro dell’autobus erano tutti occupati. Dovetti mettermi avanti vicino al professore e all’autista per tuttala durata del viaggio. A questo punto possiamo dividere il viaggio in quattro fasi principali: 1ª fase, ovvero quella in cui pensavo che forse il viaggio non sarebbe stato così male e che prima o poi si sarebbe liberato un posto in fondo dove avrei potuto sedermi; 2ª fase, in cui ormai mi ero rassegnato e avevo deciso di leggere o di stare con il telefono tutto il tempo per distrarmi; 3ª fase, quella in cio ormai ero così annoiato e bisognoso di stare vicino a qualcuno che cominciavo a pensare di salire sull’altro autobus per stare in compagnia; 4ª fase, quando decisi di andare a rubarmi un posto dietro durante una sosta, quando il bus era vuoto.

Cominciamo dall’inizio però.   

Quando partimmo, oltre ad un senso di noia che già avvertivo forte, avevo quasi paura di dover trascorrere ben 14 ore seduto senza poter parlare con nessuno e di dovere comportarmi bene altrimenti il prof mi avrebbe sgridato. Mi sentivo come un lupo che aveva perso il suo branco e che ora vagava solo e senza meta nel bosco. Ero sempre speranzoso di potermi alzare e andare a sedermi in fondo, anche se posti liberi non ce n’erano e non si poteva stare in piedi. Ero come un cagnolino in attesa che il padrone lo portasse a fare una passeggiata. Ma nulla. Pura illusione. In quel momento ero triste alla prospettiva di dover stare tutto il viaggio a sentire gli altri ridere e scherzare e non poter prendere parte a quel divertimento.

Mi arresi. Decisi che avrei trascorso quel lungo viaggio dormendo, leggendo e usando il cellulare fino a scaricarlo. Se vogliamo trovare una similitudine, mi si potrebbe paragonare ad una balena spiaggiata che non sa più cosa fare della sua vita. Ero veramente a terra e ogni volta che ci fermavamo cercavo di socializzare il più possibile con gli altri, dato che era la mia unica occasione per parlare con qualcuno. In quel momento ero davvero triste e annoiato e avevo attivato il cronometro per sapere quante ore di viaggio avevamo fatto e quante ne mancavano ancora.

La noia aveva ormai aveva preso il sopravvento sulla tristezza e aveva occupato tutto lo spazio a mia disposizione. Avevo cominciato a valutare seriamente l’idea di nascondermi sull’altro autobus alla sosta che avremmo fatto di lì a poco e stavo anche studiando come fare per non essere notato dal prof. e probabilmente avrei veramente fatto questo scambio se non fosse che ogni volta che risalivamo a bordo venivamo contati. La mia assenza sull’autobus e la mia presenza sull’altro si sarebbe notata. In quel momento i miei piani malefici si spensero di colpo e mi rassegnai di nuovo a dover rimanere sul mio autobus, anche perché ormai non mancava più molto. Tre o quattro ore di viaggio non ce le toglieva nessuno e all’ultima sosta che facemmo in Autogrill non scesi nemmeno dall’autobus. Troppa depressione. Fu proprio allora che ebbi un’illuminazione.

L’autobus era completamente vuoto, mi alzai di scatto e mi andai a sedere in fondo. Decisi di incollarmi al sedile e di non muovermi da lì, mi preparai anche alla battaglia che certamente avrei dovuto sostenere con il proprietario del posto che avrebbe tentato inutilmente di cacciarmi via. E invece, una volta risaliti tutti riuscimmo a metterci d’accordo. Decidemmo di stare in piedi a turno.

Questo viaggio non lo scorderò facilmente. Soprattutto mi ricorderò una cosa…essere puntuali il giorni della partenza!

Anonimo

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