Apr 19, 2024 Last Updated 9:23 AM, Dec 12, 2023

COME ALI DI GABBIANO

Pubblicato in Racconti Inediti
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inedito 1

L’odore della pioggia era ovunque. Fuori e dentro casa. Lo vedevi da dietro i vetri salire su verso il cielo e lo sentivi adagiarsi sulla pelle ormai umida. Al mare è così. Quando piove avverti le sue particelle umide dappertutto, anche d’estate. E il profumo di bagnato penetra le narici fino a farle bruciare.

Quel giorno era cominciato bene, il sole riscaldava già l’alba lasciando presagire il caldo torrido che sarebbe esploso di lì a poco. Un’aria indolente si abbatté su tutti nelle ore successive, rallentando gesti e azioni. Persino i bambini erano svogliati. Il mare accennava qualche onda, anche lui appiattito dalla calura. La mattinata si lasciò fluire così, senza emozioni, solo qualche gelato e un pò di movimento. Quel tanto che bastava per raggiungere la battigia e farsi inghiottire lentamente dall’acqua.

Un acquazzone improvviso scrosciò sul mare cogliendo alla sprovvista la folla che popolava la spiaggia. In un lampo tutto ammutolì. Gli ombrelloni e le sdraio rimanevano l’ultimo baluardo di un’umanità che fino a pochi istanti prima aveva colorato il paesaggio.

Lo spettacolo del mare bagnato dalla pioggia è uno dei più belli.

Ferma davanti al balcone aperto osservavo il mutare del colore del mare che sembrava assecondare la forza del temporale. Era sparita anche la leggera increspatura sotto gli schiaffi dell’acqua che scendevano vigorosi dal cielo cupo. Entrò nella stanza una folata di aria fresca, l’avevo desiderata tutto il giorno, e alcuni schizzi di pioggia mi bagnarono. Non mi scansai, la sensazione fu piacevole, e lasciai che le piccole gocce d’acqua scivolassero lentamente sul mio viso. 

Ero seduta sulla sabbia con lo sguardo rivolto all’orizzonte. Accanto a me il mio piccolo bambino nella stessa posizione. A noi piaceva stare così. In silenzio ad ascoltare il mare. Lo sguardo perso nell’azzurro del mare e del cielo, i pensieri che vagavano a briglie sciolte, liberi di volare sulle onde e andare lontano. Ogni tanto un gabbiano sorvolava le nostre teste e planava leggero pochi metri più in là. Erano bellissimi, bianchi e sinuosi. In un attimo erano già in volo, alla ricerca di chissà cosa.

Dove vanno, mamma?

Mi chiese Lorenzo rompendo il silenzio con la sua vocina squillante.

Da nessuna parte, tesoro. Giocano a rincorrersi, ma restano qui, sempre. Questa è la loro casa.

Si alzò in piedi e cominciò ad inseguire un gabbiano che aveva appena toccato terra. Aprì le sue piccole braccia e prese a correre lungo la spiaggia. I suoi piedini lasciavano orme sul bagnasciuga che le onde del mare cancellavano subito dopo.

Dai mamma, vieni anche tu!

Mi alzai senza farmelo ripetere e imitando il mio bambino cominciai a volare anche io. Corremmo lungo la spiaggia a perdifiato, spiccammo il volo e dopo un po’ ci ritrovammo a dorso di un gabbiano. Salimmo verso il cielo, oltrepassammo la linea dell’orizzonte e ci ritrovammo in un luogo mai visto. Fiori colorati ci accolsero con il loro profumo e un suono dolce riempiva lo spazio. Un grande senso di pace aleggiava dappertutto, e un fascio di luce si apriva come un ampio sorriso verso di noi. 

Dove siamo mamma?

Nel luogo dei nostri pensieri.

Quelli che facciamo quando guardiamo il mare?

Si, proprio quelli.

Che belli mamma!

Tu quale hai fatto?

Quello dei fiori colorati. Vedi come sono belli? Sono tutti diversi, ognuno ha una forma, chi ha il gambo più lungo e chi più corto, chi ha i petali che protendono verso l’alto chi verso il basso. Tutti formano una distesa colorata e si uniscono laddove rimane uno spazio bianco. Mi fanno allegria ed io mi tufferei in mezzo a loro. E qual è il tuo pensiero?

Quello lì in fondo, lo vedi? Quella distesa azzurrina, la calma, la ricerca della tranquillità. Hai presente quando i funamboli camminano su un filo sospeso? Ecco, io mi sento come quegli uomini lì che si muovono lentamente, un piede davanti all’altro, gambe flesse e schiena dritta, per cercare di non cadere nel vuoto. Guardare il mare mi restituisce questo: un senso di pace che nessun altro posto mi offre. Mi ci cullerei in questo luogo di serenità. Prenderei i tuoi fiori e farei un grande cuscino su cui affondare la mia testa pesante. Mi addormenterei lasciandomi sopraffare dal loro profumo intenso.     

Lorenzo mi strinse la mano e ci avviammo verso il fascio di luce che ci invitava ad entrare. La luce ci abbagliava e non riuscivamo a vedere cosa ci fosse oltre quel sorriso. Continuammo a camminare e notammo una presenza accanto a noi. Era il gabbiano che ci aveva condotto in quel luogo sconosciuto. Ci guardò e ci invitò a proseguire accanto a lui, ora non volava più, camminava come noi sulle sue lunghe zampe. Ci inoltrammo in questo luogo affascinante, una dolce melodia ci accolse e non senza sorpresa vedemmo altre figure muoversi a ritmo di musica. Danzavano abbracciati un valzer delicato, eseguito al pianoforte da un musicista in bianco e nero seduto al centro della luce. Tutti gli roteavano intorno e volteggiavano felici. Erano figure senza contorni di cui potevo però distinguere i loro sorrisi beati. La musica cominciò ad accelerare e le coppie a muoversi più velocemente, il ritmo incalzava e le gambe diventarono frenetiche e anche le dita del pianista presero a rincorrersi su e giù sulla tastiera senza sosta. Fu un vortice. Le dita. Le gambe. Le note. Le dita le gambe le note. Leditalegambelenote. Leditalegambelenoteleditalegambelenote.

inedito 2Un lampo improvviso ruppe l’incanto. L’immagine dei ballerini e del pianista si fece in mille pezzi che schizzarono nel cielo e finirono nel mare illuminandolo. Un’onda lunga prodotta dal boato giunse fino a riva bagnando i nostri piedi mentre assorti contemplavano il mare e l’orizzonte. Perduti nei nostri pensieri che ripresero a volare come ali di gabbiano.

 

Eva Bonitatibus  

Eva Bonitatibus

Giornalista pubblicista

I libri sono la mia perdizione. Amo ascoltare le storie e amo scriverle. Ma il mio sguardo curioso si rivolge ovunque, purché attinga bellezza e raffinatezza.

La musica è il mio alveo, l’arte la mia prospettiva, la danza il mio riferimento. Inguaribile sognatrice, penso ancora che arriverà un domani…

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