Apr 19, 2024 Last Updated 9:23 AM, Dec 12, 2023

L’isola del sorriso

Pubblicato in Racconti Inediti
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E’ una giornata di mezza estate a Capriolo, un paesino di montagna, dove d’inverno i fiocchi di neve cadono grandi come pastiglie di menta.

Nella strada che scende dal bosco, lontano, si intravede un anziano signore che si dirige al piccolo bar all’angolo della piazza. Lo accoglie una sedia di quelle impagliate a mano accanto a un tavolino traballante.

“Mi chiamo Ettore”, risponde al barista impiccione negli occhi.

E’ un po’ trasandato. Gli occhi si illuminano quando vede un pugno di bambini. I loro giochi, fatti di grida e sorrisi, danno una spolverata ai suoi ricordi antichi.

Quando si è vecchi, si sa, questi fanno compagnia più di quelli freschi. Ed ecco tornare prepotenti alla mente le luci e le voci del “Circo Bel”, dove aveva lavorato come clown-giocoliere per quarant’anni. E con esse il desiderio – molto più di un sogno nel cassetto – di cercare l’Isola del Sorriso.

Nei quattordicimila ottocento giorni di attività aveva cercato di portare la luce della gioia nell’animo di grandi e piccini. Lo aveva fatto fino a quando, un brutto giorno, il circo andò a fuoco, mentre faceva il suo numero. Sulla tanica di benzina di Beppe il mangiatore di fuoco era caduto il mozzicone di sigaretta di un inserviente distratto.

Furono pochi i superstiti tra uomini e animali e lui fu costretto a vagabondare per il mondo alle prese con mille disavventure.

Viaggiò tanto, convinto, con la tenera fede di un bambino, che da qualche parte del mondo tra Oriente e Occidente potesse esistere un posto bello come il Paradiso, allietato dal sorriso di Dio.

inediti 2

Lo immagina situato tra boschi e valli, dove il profumo dei fiori era tanto intenso da provocare un piacevole stordimento.

Parla con i suoi pensieri, quando alcuni ragazzi disabili, spinti su sedie a rotelle,  sbucano da un vicolo. Occupano i pochi tavoli del bar e ordinano delle bibite.

Uno degli accompagnatori accende una radiolina con l’antenna come quelle di una volta e, nel giro di pochi minuti si diffonde nell’aria una musica che rimanda a sensazioni passate…

Lo sguardo di Ettore corre su un ragazzo dal viso squadrato e con le braccia rigide. Muove il capo per quanto gli è possibile al ritmo della canzone che gli piace tanto e il suo sguardo plana su una compagna, anch’essa in carrozzella, che gli sorride.

Lei ricambia lo sguardo del ragazzo in un modo da togliere il fiato. Non fa caso alle sue movenze spezzate, lo guarda negli occhi, con la semplicità che annienta ogni ostacolo sulla strada del cuore.

A volte la vita ti viene incontro con dei piccoli pezzi di te che avevi dimenticato. Ettore, senza volerlo, si trova coinvolto in questo gioco di sguardi. Lui ci mette il suo che ha conservato il candore dello zucchero filato. Si sente uno come loro. E vuole che lo percepiscano. Con il cuore, prima che con le mani, apre il sacco variopinto, pieno di colori, la memoria fresca del suo passato. Tira fuori tante palline colorate: una rossa amore; una gialla  vita; una verde  primavera; una azzurra  cielo; una marrone terra ... Le butta in aria e roteando tra le sue mani formano un arcobaleno tascabile. Ricorda che questo dell’arcobaleno era il numero che emozionava  di più il pubblico.

Ettore intanto lancia uno sguardo a quei ragazzi, con il quale sembra voler dire loro che la vita è un arcobaleno per chi sa cogliere la purezza di qualsiasi cosa, l’intensità di ogni batticuore, la bellezza di ciascuna sensazione.

Hanno capito e gli rispondono con un caldo applauso mentre una scia di colori riempie il cielo. Ettore in quel momento prova l’emozione, incomprensibile, di toccare Dio e di ringraziarlo per avergli dato mani d’arcobaleno.

Ha finalmente trovato “L’Isola del Sorriso”.

Carmen Cangi

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