Apr 24, 2024 Last Updated 9:23 AM, Dec 12, 2023

Ritorno ai luoghi dell’infanzia In evidenza

Pubblicato in Racconti Inediti
Letto 473 volte

Ritorno spesso nel mio quartiere di infanzia, rione Lucania. I miei genitori ci abitano da oramai cinquantatré anni ed oggi decido di raggiungerli a piedi. Venendo dal centro della città, supero il rione San Rocco e mi immetto su una ampia strada in discesa. Attraverso piazza Emanuele Gianturco e proseguo sulla strada che da bambina mi conduceva alle scuole elementari, intitolata al sergente maggiore Nicola Stigliani.

 

Ora non è più scuola, ma le finestre sono rimaste le stesse, alte, luminose, troppo grandi per me, come il tragico racconto che il maestro Pace, dietro la sua cattedra, in impeccabile vestito grigio raccontava, dando vita alle gesta del giovane eroe, aviere potentino, morto tragicamente durante una missione ONU a Kindu (Congo) nel 1961.

Su quelle enormi finestre, vedo ancora i riflessi degli occhi spaventati di noi piccoli studenti che immaginavano al di là di quei vetri la figura del giovane maggiore e cercavamo di capire quanto fosse lontano Kindu. Ricordo ancora il silenzio di quei momenti.

Con i ricordi nel cuore, supero Via Cirillo e mi immetto in via Iosa, c’è un incrocio, ma decido di proseguire sulla via alla mia destra. Riesco a vedere una piccola parte della parrocchia di San Giuseppe lavoratore, ma proseguo sulla grande strada che porta al mercato rionale e alla fontana simbolo del quartiere parco Tre fontane, il quartiere nel quartiere.

Percorro il marciapiede a sinistra che fiancheggia un grande parco, all’interno ci sono delle panchine di cemento, hanno la forma di un cubo a due e a tre posti e in estate molte persone cercano freschezza e se ne stanno sedute a chiacchierare, all’ombra di conifere e tigli profumati. Lo riconosco è lo stesso profumo che in estate inondava la mia camera quando una leggera brezza mattutina passava tra grappoli di fiori bianchi.

In devozione alla Madonna si trova al centro del parco, costruita in pietra, una edicola. È sorta da pochi anni ed è ben curata dagli abitanti del quartiere che la adornano di fiori colorati e piante senza far mancare la fede della preghiera. Accanto all’edicola, un albero è racchiuso in un grande vaso di cemento, al centro vi è disegnato un grande cuore, il cuore di Nicholas Green, il bambino che ventisei anni fa, in vacanza in Italia con la sua famiglia, morì tragicamente. La famiglia vicina al mondo delle donazioni, donò i suoi organi, restituendo la vita a sette persone.

Sembra di sentirlo il battito del piccolo Nicholas.

Ed ecco che mi giungono le voci di alcuni bambini gioiosi che si rincorrono sotto lo sguardo attento dei genitori e dei nonni tra i giochi del parco. La passeggiata continua ed è molto piacevole, vedo il cortile sottostante la parrocchia, che con una scalinata congiunge all’ingresso principale della chiesa, sul cortile si affaccia l’ingresso della mensa solidale “Papa Francesco” e la scuola di musica. Subito dopo il cortile, sempre sulla destra, il quartiere è servito da un mercato rionale al coperto. Questa piazza al coperto è un importante punto di riferimento per il commercio di generi alimentari e sociale infatti se vuoi sentirti meno solo nel “mercatino” - cosi affettuosamente chiamato dai “chianchettani” - incontri sempre qualche amico che ti dirà: «Ciao come stai? Da quanto tempo non ci vediamo!». Quando entri nel mercatino, ti avvolge un’esplosione di colori e di vita, tra frutta, verdura, carni, formaggi e prodotti ittici, compresi alcuni banchetti fatti di cassette di legno dai contadini delle campagne vicine, dove puoi ancora vedere com’è un fiore di malva, un mazzetto di camomilla, la cicoria campestre e sentire il profumo dell’origano essiccato. Sono in bella vista, poste in un cesto di vimini, e le voci gentili invitano a fare conserve di erbe preziose per il freddo dell’inverno potentino. Lascio i colori e i profumi del “mercatino” e vedo la sede del comitato di quartiere, composto da persone molto attive che hanno preso a cuore la vivibilità e gli abitanti del rione. Tutti noi sappiamo che è un concreto punto di riferimento.

Ed ecco le tre fontane, davanti ad esse una statua del Santo Padre Pio da Pietrelcina, custodita sotto una teca cha apre la visuale sulle tre fontane circolari che muovono giochi di acqua. Le fontane sono situate su una piazza, intorno ad esse sono stati costruiti alcuni sedili in pietra a formare un cerchio. In estate si siedono molti anziani a raccontarsi i loro racconti. Alcuni indossano cappelli a falde larghe, alcuni portano la coppola, seguono con lo sguardo chi passa, si riscaldano sotto i raggi del sole, a volte passeggiano, a volte sorseggiano un caffè o una bibita fresca al bar di fronte, dove da bambina con le amiche gustavamo ottimi coni gelato.

Mentre proseguo verso casa dei miei genitori, la croce verde della farmacia è lì presente a ricordarmi il servizio offerto al quartiere, intriso di umanità e grande disponibilità.

Alla fermata del bus vedo volti di etnie diverse oramai integrati all’interno del quartiere, mi volto e la maschera di Pulcinella disegnata sull’insegna della pizzeria mi mette allegria, giro l’angolo e passo sotto il grande pino.

Citofono. «Sono io». Mi aprono e salgo le scale sui ricordi della casa materna.

Il pino è oramai cresciuto tanto, sembra quasi che posso toccarlo dal balcone della cucina. Mamma ama coltivare tanti fiori e io amo scoprire le novità floreali, lei si avvicina e me le indica, alcune fioriture sono ancora dei semi del suo papà, le sfiora con la sua mano e mi parla di quanto amava i fiori. Sorseggio il caffè, chiacchieriamo un po’, saluto e vado via, contemplando dentro di me questi momenti che sanno di abbraccio. Decido di proseguire verso la chiesa.

La chiesa è il popolo di Dio in cammino. È una vita che questa scritta ci accoglie, penso. Apro il portone e i pannelli in pietra di padre Tarcisio Manta sono lì con la loro esplosione artistica. Sul lato destro ci sono sei grandi bassorilievi, ognuno racconta una parabola, ognuno emana la passione artistica del frate francescano, uno stile inconfondibile dai tratti unici che scava sull’argilla e su materiali poveri, dando vita a modelli umani dai tratti nuovi, insoliti ed essenziali.

L’arte che si è fatta preghiera.

Sul lato destro, l’espressione artistica del frate completa la navata con ampie vetrate mosaico, veri e propri filtri di luce su scene che si fanno messaggio della parola di Dio. Percorro la navata, mi fermo davanti alla fonte battesimale, espressione circolare del frate francescano di tutte le vite passate di qui, bagnate dalle acque del fiume Giordano.

Mi fermo a contemplare.

C’è un gran silenzio, ma tutto mi parla.

Rossella Aicale

Altro in questa categoria: Corpi del reato »

Commenti