Mar 28, 2024 Last Updated 9:23 AM, Dec 12, 2023

Aurore e Fryderyk

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La nebbia aleggia nella Promenade, dove affacciano le pensioni. E’ un paesaggio malinconico, che incupisce lo spirito. Vacanzieri ingobbiti e avvolti in cappotti scuri camminano a passo svelto senza rivolgere lo sguardo, sferzato dal vento tempestoso.

 

Aurore è diretta al Palais Garnier nel suo lungo vestito color crema con sulle spalle una stola di visone marrone e con i capelli biondo- rossicci raccolti in un elegante chignon.

Con le guance arrossate dall’aria gelida, gli occhi azzurro – chiaro, a trentotto anni è ancora una fanciulla attraente.

Giunta dinanzi al Palazzo dell’Opera, affascinata dalla sontuosa architettura neobarocca e dallo stile decorativo della facciata elaborata con sculture e elementi dorati, sale la maestosa gradinata di marmo e a passi leggeri e sinuosi procede verso il palco con candelieri di cristallo, velluto e superfici dorate.

Nel lungo corridoio risuona lo scalpiccio dei suoi tacchi. Prende posto in platea su una poltrona della seconda fila. Volge lo sguardo intorno a sé e sopraffatta dall’ansia aspetta.

E’ la grande serata della “Prima“di  Fryderyk Chopin a Parigi.

Aurore, il cui pseudonomo è George Sand, scrittrice e drammaturga francese, ha tanto atteso questa serata. Desidera conoscere il genio della musica, di una musica semplice, pura, elegante ma, anche appassionante e drammatica.

Chopin, d’altro canto, dopo il suo vissuto a Varsavia, città amata e musa ispiratrice delle sue maggiori composizioni, e dopo la sua breve permanenza a Vienna, è da poco arrivato a Parigi.

Una grande folla lo attende. Si sente in trappola dato che egli non ama la folla e, tanto più, tutta quella sontuosità. Non avvezzo a onori e orpelli, Fryderyk Chopin è umile e con semplice umiltà calca il grande palco del Palais dell’Opera.

Il concerto ha inizio.

La voce del pianoforte sulle note del Notturno op.9 n. 1 in si bemolle minore cattura tutta la sensibilità di Aurore.

Slanci musicali, ora appassionanti ora drammatici e di un vigore che sfiora quasi la violenza, squarciano il suo cuore.

Aurore lo scruta, lo osserva, lo ascolta.

Le mani di Fryderyk scorrono, scivolano sulla tastiera sfiorandola le cui note si elevano pian piano, poi forte, sempre più forte; si rincorrono, si intrecciano. Traspaiono le sofferenze, le aspirazioni, i desideri “disperati”, gli amori, le delusioni del Maestro.

Gli occhi di Aurore si inumidiscono, ricacciano indietro le lacrime con un battito di ciglia e Aurore respira quell’atmosfera pulsante di gioia  e malinconia.

Nasce l’amore, un amore che segnerà per sempre le loro vite.

Le sono bastate poche note per capire che quest’uomo esile, gracile e malaticcio, dagli occhi sgranati e capigliatura scompigliata ha preso posto nel suo cuore.

Si incontrano. Si innamorano. Si amano. Si vivono. I loro corpi diventano un solo corpo; le loro anime una sola anima.

Aurore lo accompagna in ogni concerto, lo coccola, lo abbraccia, gli dona dolci carezze e caldi baci.

Fryderyk la segue in tutti i suoi entusiasmanti viaggi in giro per l’Europa.

Le condizioni climatiche di alcuni soggiorni e le disagiate condizioni dei continui viaggi fanno ammalare di tubercolosi la bella Aurore.

L’acutizzarsi della malattia dell’amata insinuano in Fryderyk Chopin una profonda depressione.

Tormentato e prigioniero di un amore senza confini, compone gli stupefacenti “Preludi” creando musiche ricche di ammirazione e commozione.

Aurore è sofferente sul letto di una buia e gelida camera. Buia per le pesanti tende di velluto tirate giù. Fredda per il gelo di una morte vicina e silente.

C’è l’amore tra loro nel bene e nel male. Quell’amore che sente e vede. Quell’amore che argomenta e vuole. Quell’amore che domina i loro cuori, che anela irrefrenabile contro ogni previsione. Un amore emozionante, triste, ferito, che ama senza rimpianti, senza cercare causa o effetto, senza dubbi né certezze. Un amore che brilla come una stella chiara e luminosa nella quale i due cuori si perdono e svaniscono.

C’è silenzio intorno. Fryderk stringe la gelida e affusolata manina di Aurore. Sente il cuore schizzargli in gola. Nel petto gli brucia una fiammata di rabbia.

L’abbraccia. Si porta una mano alla bocca.  Soffoca un grido di dolore. 

La seconda Musa ispiratrice delle sue composizioni lo sta lasciando. Lo sta abbandonando.

La contempla, la coccola intensamente e pacatamente. Trema di paura. Sogna di gioia. Stretto nella sua malinconia e nel suo triste destino, l’abbraccia, le cinge la vita. Bacia le fredde labbra.

La sua musa ha raggiunto altri sconfinati lidi, mentre il suo cuore sa che presto la raggiungerà.

https://www.youtube.com/watch?v=08HDgXx64_s

Di Emma Salbitani

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