Mar 29, 2024 Last Updated 9:23 AM, Dec 12, 2023

Quando l’arte andava in tv

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Arte e pubblicità: che sia su un giornale, all’interno di un film o su un cartellone, quando una pubblicità è ben fatta i nostri occhi non possono fare a meno di fissarla, quasi come fosse una vera e propria forma d’arte. Negli anni la pubblicità è diventata sempre più presente nelle nostre vite, condizionando in maniera oculata le nostre scelte di acquisto di un prodotto. Più è fatta bene ed è accattivante, più usa un determinato pattern di colori, più la musica è riconoscibile, più saremo tentati di seguire le sue indicazioni. Nel corso di questi decenni abbiamo assistito a campagne pubblicitarie così riuscite che ancora oggi possiamo ricordarne le immagini e i motivetti. Prima di giungere all’irreparabile avaria d’oggi, la televisione in Italia è stata sentiero di luminose sperimentazioni e non solo nel campo della didattica, ma anche in quello dell’arte e della creatività. Ricordiamo, ad esempio, i Programmi come “Telescuola” ,andato in onda il 25 novembre 1958, seguito da “Non è mai troppo tardi”, (1960 – 1968) e, all’interno di questi programmi, le strisce di Enrico Accatino che, accanto all’attività artistica ha a lungo operato come formatore, divulgatore e teorico della didattica delle arti visive. Un impegno che nasce tra il 1960 e il 1964 quando riceve l’incarico dalla RAI Radiotelevisione italiana di curare per la televisione una nuova impostazione dell’insegnamento artistico. La sua esperienza all’interno di questi programmi porterà alla produzione di 400 trasmissioni televisive in diretta, ma anche alla realizzazione di testi fondamentali per l’Educazione artistico-visiva e la Storia dell’Arte che accompagneranno la disciplina ad evolvere da “Corso di Disegno” in vera e propria Educazione all’Immagine. Ancora più strettamente creativo è il Manifesto del movimento spaziale per la televisione scritto da Lucio Fontana nel 1952, in occasione della trasmissione sperimentale realizzata per la nascente Rai di Milano che vuole rappresentare il primo esempio di un itinerario che trova nel nuovo mezzo la strada maestra per ricostruire le speranze e i sogni degli italiani di quegli anni.

osservare carosello 2 Pino Pascali ,invece, scultore, pittore, performer, scenografo, costumista e pubblicitario è stato capace di contaminare con la sua creatività forme primarie e al tempo stesso mitiche della cultura, un artista che ha fatto della sua stessa vita un'opera d'arte con quell'inesauribile vitalità che lo contraddistingue. L'artista inizia a collaborare con la Lodolofilm nel 1958 esercitando il proprio impeto creativo, sperimentando ricerche e iniziando racconti in seguito sviluppati nelle opere che la storia dell'arte del '900 ha da tempo consacrato. A lui si deve senz'altro lo sviluppo della comunicazione pubblicitaria, una comunicazione nuova, visiva, fatta di immagini e non più legata alla tradizione orale. E' questo il punto di partenza per l'uomo contemporaneo, il quale ha ormai da tempo assimilato i principi della dominante cultura visiva. Numerosi sono i lavori realizzati per il mondo della grafica pubblicitaria, una produzione generalmente sconosciuta. Si va dai disegni ai collage, ai fotomontaggi fino ad arrivare agli spot veri e propri, trasmessi poi da Carosello.

dialogare imanifestidiseneca 3Tra i committenti: Agip, Alberti, Algida, Cirio, Ferrovie dello Stato, Poste Italiane, Rai. Ci sono poi gli spot per il cinema e le sigle di alcuni programmi famosi. Le componenti più forti sono il gioco, gli elementi naturali (terra e acqua su tutti), gli animali e le armi, interpretate in chiave giocosa, che accomunano questa produzione a quella più strettamente artistica, sviluppata tra il 1960 e 1968, anno della morte prematura, avvenuta a 33 anni.

Carosello è stata sicuramente una delle più innovative forme di arte e di pubblicità perché ha saputo coniugare un vero e proprio spot ad uno sketch recitato da abili attori che dovevano citare il nome del prodotto in maniera regolamentata. Ed è qui che troviamo le spiritose “linee” di Osvaldo Cavandoli che, con la voce di Giancarlo Bonomi ,chiedono continuamente al proprio autore di disegnare o correggere i propri problemi. Il tratto di Cavandoli è tipico della sobrietà funzionale ma anche della giocosa fantasia di disegnatori, progettisti, artisti che in quegli anni lavorano in strettissimo contatto con la produzione industriale e le aziende, loro committenti.

osservare carosello 4Da queste vengono sollecitati a fornire un surplus di immagine, una scintilla di qualità che aiuti a rendersi distinguibili, che serva a galleggiare, in pieno boom economico, sull'onda di piena dei consumi di massa. Negli spot la mano di Cavandoli, munita di penna, irrompe nel video e quando la Linea è in difficoltà invoca l'aiuto del suo protettore. È quasi una parodia michelangiolesca, con la mano (in carne e ossa) che appare creando all’istante una linea capace di rianimarsi, risollevarsi e rimettersi in cammino.

Serena Gervasio

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