Ma perché questa giovane aborigena ha così tanto successo?
Cresciuta differentemente dai suoi coetanei occidentali e non, tra pesca e natura, ascoltava con piacere cantare suo zio. Sognava di poterlo fare, ma alle donne della sua tribù non era permesso farlo in pubblico. Ascoltava anche i racconti della madre, la quale è custode delle storie del dreamtime, che vengono tramandate di generazione in generazione affinché lo spirito della tribù non si perda. Storie di sogni e delfini che un giorno sarebbero diventati il seme della musica di Emily.
Pianista autodidatta a soli 10 anni, imparò subito a suonare altri strumenti. A soli sedici anni visse un’esperienza di grande scambio culturale e musicale in Europa, con centinaia di giovani provenienti da tutto il mondo. Suonando insieme a questi, scoprì come poter infrangere le barriere linguistiche e culturali con il solo potere del canto e della musica.
La sua strada iniziava a segnarsi, sapeva che per poter far arrivare al mondo la conoscenza della cultura aborigena doveva approfittare di quel dono che le era stato dato: comporre, suonare, cantare. E doveva farlo proprio lei, una donna. Sottolineando un rispetto per la propria cultura, ma con l’emancipazione dei tempi moderni.
Infatti, in una intervista nel 2017 ad Inside Out, dopo essersi fatta conoscere con il debutto di “Black Smoke” nel 2016, afferma: «Devi avere pazienza perché le cose succedono nel tempo; e non vergognarti, sii orgoglioso di chi sei e da dove vieni. Ho lavorato sodo e ho fatto molti sacrifici per essere dove sono ora e so che ho ancora molta strada da fare, ma se ami quello che fai, non mollare mai». Parole che ci incoraggiano, soprattutto in questo particolare momento storico in un cui è in atto una pandemia, e la gioventù sembra non avere un futuro. Sempre nella stessa intervista, la cantate neo mamma, afferma che fare entrambe le cose a tempo pieno richiede molte energie. Ma le basta riflettere su quanto siano privilegiate le donne nel potere donare la vita a qualcun altro che è sufficiente per darle la forza di fare tutto.
Usa uno stile umile e genuino nel raccontare storie importanti della sua gente. Oltre all’inglese utilizza anche l’Anindylyakwa, lingua aborigena parlata dal popolo Warnindhilyanwa. Nel 2019 vince il “Best Blues and Roots” AIR (Australian Indipendent Record) Award per il miglior album dell’anno con Milyaburra. Il quale è stato una vera dedica alla casa, al suo paese e alle sue matriarche. Ne sentiva la necessità vivendo nelle frenetiche città. Lo spirito di questo album è ricordare agli ascoltatori la propria casa, così come comporlo lo è stato per lei. Ospite ricorrente all’annuale Blues Festival in Bayron Bay, oltre che al Woodford Folk Festival, e Island Vibe Festival; nonché in festival francesi e svedesi, la fa diventare un’artista a tutti gli effetti. Inoltre vincitrice di sei Queensland Music Award.
Un’altra canzone che segna il percorso della giovane cantautrice è “Cruisin”. Scritta in modo casuale, confessa più volte che non sa da dove venissero le parole e gli accordi; dopo un paio di settimane dalla conclusione della canzone, il fratello Dion morì in un incidente stradale. È solo allora che realizza che la canzone era stata scritta per lui. In realtà, l’artista non vuole che sia solo una dedica per il fratello e la sua bellissima vita, ma un inno per celebrare la vita dei nostri perduti e anche le nostre, e a continuare il nostro viaggio verso la pace.
Adesso sta lavorando a un altro album, questo ultimo anno di fermo con i tour e i festival l’hanno fatta riflettere tanto. Chi non l’ha fatto! Il prossimo sarà un album più profondo, ispirerà guarigione, fiducia e fede. Il suo intento è quello di connettere le persone con la sua musica, farli sentire in pace, trasmettere serenità.
Tema attualissimo e aspettiamo con ansia l’uscita dell’album. Ancora una volta, come è giusto che sia, sono i giovani e ricaricare gli animi, a dare una speranza affinché un futuro ci sia, dei quali giustamente hanno tutta la voglia di essere protagonisti. In questo però la nostra artista non è per nulla egoista, anzi al contrario lo desidera per tutti. La sua voce è ancora più forte perché sta restituendo alla civiltà aborigena quell’attenzione e dignità della quale sono stati derubati; inoltre sta dimostrando ai giovani delle tribù che è possibile rispettare le proprie tradizioni e culture anche in questi tempi moderni, approcciando a nuovi stili di vita. L’importante è avere i buoni insegnamenti sempre con sé!
Francesca Soloperto