Apr 19, 2024 Last Updated 9:23 AM, Dec 12, 2023

Propaganda, Propaganda … (Finalmente qualcuno che parla per me, che sa quello che provo) In evidenza

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Così recita il motivo di un brano del rapper Fabri Fibra con Colapesce e Dimartino.

Esiste davvero qualcuno che “ci fa vedere come si fa”?

Da appassionati di circolarità, continuiamo il discorso intrapreso nella edizione precedente, provando a strutturare, contestualmente una risposta e un nuovo quesito. Quello successivo.

Qual è l'estensione più istintiva (si perdoni l'allitterazione) dell'azione di “messa in luce”?

Quella della propagazione.

 

Nell'analisi del termine, sic et simpliciter , ci viene in mente, per l'appunto, il gerundio di propagare.

Propaganda . La Propaganda.

Ma cosa vuol dire?

Il dizionario Treccani ne riporta in prima istanza: “Azione che tende a influire sull'opinione pubblica, orientando verso determinate comportamenti collettivi, e l'insieme dei mezzi con cui viene svolta”.

E ancora: “In imprese commerciali, quello che ha il particolare compito di curare la pubblicità e studiare i mezzi più efficaci per diffondere i propri prodotti e per incrementare le vendite. (…) Complesso di notizie destituite di ogni fondamento, diffuse ad arte e per fini particolari”.

Una visione contemporanea, a cui, quindi siamo abituati, allenati.

Un sorprendente “vademecum” del 1928, a opera di Edward Louis Bernays dal titolo “Propaganda. Della manipolazione dell’opinione pubblica in democrazia”, per noi nel testo fisico, edito da Fausto Lupetti Editore, ne sovverte i paradigmi. Un libro potente e di attualità totale.

L’autore, nipote di Freud, nasce a Vienna, ed è una figura poco nota al pubblico italiano, eppure viene unanimemente ritenuto, insieme a Ivy Lee, colui che ha fondato negli Stati Uniti la scienza delle Pubbliche Relazioni.

Tale volume, pubblicato a New York dall’editore Horace Liveright, alla vigilia della Grande Crisi, è un classico della comunicazione ed è considerato il più importante di Bernays  perché nelle sue pagine – si legge nella introduzione- si trova espressa la filosofia cui si è ispirato in tutta la sua lunga attività e che viene riassunta nella frase: “La manipolazione consapevole e intelligente delle abitudini e delle idee delle masse è un aspetto importante del funzionamento di una società democratica”. I responsabili di questa manipolazione (termine cui Bernays non assegna il connotato fortemente negativo, che noi oggi gli attribuiamo) appartengono spesso a un “vero governo invisibile che regge le sorti del paese” e che utilizzano la “propaganda” per dare “forma al caos”. Quella che Bernays chiama “la nuova propaganda” è lo strumento che, utilizzando in modo sinergico i media, i leader e gli opinion maker delle varie formazioni sociali, serve a creare il consenso verso le autorità di governo e spegnere ogni velleità rivoluzionaria.

La propaganda è un potente strumento per contrastare la pubblicità immorale o ingannevole”. Esattamente il contrario di ciò che si reputa oggi.

«Il dizionario Funk and Wagnall dà 4 definizioni di propaganda: assemblea dei cardinali che controllavano le missioni straniere; per estensione, istituzione o procedura che ha lo scopo di propagare una dottrina o un sistema; sforzo sistematico che mira a ottenere il sostegno del grande pubblico per un’opinione o una linea d’azione; principi diffusi da una propaganda» - suggerisce.

Chi propaga? Secondo Bernays: «Noi siamo in gran parte governati da uomini di cui ignoriamo tutto, ma che sono in grado di plasmare la nostra mentalità, orientare i nostri gusti, suggerirci cosa pensare. Sono loro che tirano le fila, controllano l’opinione pubblica, sfruttano le vecchie forze sociali esistenti, inventano altri modi per organizzare il mondo e guidarlo. In genere, non comprendiamo fino a che punto questi capi invisibili siano indispensabili per il buon funzionamento della vita collettiva. In teoria, ciascuno ha le sue idee per quanto concerne la vita pubblica e quella privata; in pratica, se tutti i cittadini dovessero studiare per proprio conto tutto ciò che riguarda le informazioni astratte di ordine economico, politico e morale, si renderebbero conto di non poter giungere a nessuna conclusione. Perciò, abbiamo lasciato volontariamente a un governo invisibile il compito di passare al vaglio le informazioni per individuare il problema principale e ricondurre la scelta a proporzioni realistiche».

Ma è solo questione di centralità di potere? E di concentrazione di esso?

Egli spiega: «“Lo Stato sono io” proclamava Luigi XIV all’epoca in cui i re detenevano un potere assoluto, e in sostanza aveva ragione, ma da allora i tempi sono cambiati. La macchina a vapore, la stampa, l’alfabetizzazione di massa hanno strappato il potere ai sovrani per consegnarlo al popolo che lo ha ricevuto in retaggio. (…) Oggi tuttavia si profila una reazione: la minoranza ha scoperto di poter influenzare la maggioranza, in funzione dei suoi interessi, ormai è possibile plasmare l’opinione delle masse per convincerle a orientare nella direzione voluta la forza che hanno da poco acquisito. La propaganda interviene necessariamente in tutti i suoi aspetti rilevanti, che si tratti di politica, di finanza, di industria o agricoltura, delle attività assistenziali o dell’educazione».

Dove si colloca(va)?

«Presente dovunque, la propaganda modifica le nostre immagini mentali del mondo, anche se l’osservazione sembra troppo pessimista, le tendenze che l’opinione pubblica riflette sono, indubbiamente, vere. Sempre di più la propaganda viene utilizzata perché è stata riconosciuta la sua efficacia nell’ottenere l’adesione delle masse. Perciò, quando qualcuno – non importa chi- ha una sufficiente influenza, può trascinare con sé una parte della popolazione, almeno per un certo tempo e verso un obiettivo preciso. È altresì evidente che le minoranze intelligenti devono, in maniera costante e sistematica, sollecitarci con la loro propaganda. Il proselitismo attivo di questi gruppi che riescono a coniugare l’interesse individuale con quello collettivo è il motore del progresso e dello sviluppo degli Stati Uniti».

L’esigenza naturale di comunicare, e di farlo in un certo modo, ha accompagnato alla formazione di figure specializzate, antesignane di branche della psicologia che si collocano in altre fasce temporali, ben più prossime a noi. Bernays rileva: «In molti ambiti della vita quotidiana, dove crediamo di poter esercitare il libero arbitrio, in realtà obbediamo a dittatori. (…) Da qui la tendenza crescente a centralizzare le operazioni di propaganda, affidandole a specialisti che sempre di più occupano un ruolo e funzioni a se stanti. Il propagandista specializzato che si fa l’interprete dei progetti e delle idee presso l’opinione pubblica e ne riporta le reazioni agli artefici, viene ormai comunemente definito un “consigliere in pubbliche relazioni” (pr). (…) Lo studio sistematico della psicologia delle folle ha rivelato il potenziale che rappresenta per il governo invisibile della società la manipolazione delle motivazioni che guidano l’azione di un gruppo. Gli specialisti della propaganda per diffondere i loro messaggi possono scegliere tra una panoplia di mezzi: ogni sorta di comunicazione umana può servire, restando inteso che miri semplicemente a facilitare la comprensione reciproca tra individuo e gruppo».

Se abbracciamo il tema della catalisi e della comprensione ampia, non possiamo che essere devoti a tale, potentissimo strumento. In conclusione: «La propaganda esisterà sempre e le persone intelligenti devono capire che essa offre uno strumento moderno da adoperare per finalità positive: creare l’ordine partendo dal caos».

Virginia Cortese

Virginia Cortese

Giornalista pubblicista

Appassionata e onnivora lettrice

Considero i libri come finestre sulla vita, da aprire costantemente per imparare come comportarsi sulle strade del mondo.

I miei libri guida sono La Nausea di Sartre, Amore Liquido di Bauman e Il Libro del riso e dell’oblio di Kundera.

Mi piace contemplare e vivere il Bello, perché sono convinta che sia davvero l’antidoto al male. Adoro l’arte, la corrente espressionistica è senza dubbio quella che mi rappresenta in modo totale, il mio quadro del cuore è Notte Stellata sul Rodano di Van Gogh.

Una visione romantica e di prospettiva sulle cose non può esulare dal ri-conoscersi in un’opera lirica, la mia è La Bohème di Puccini.

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