È forse di questo che sono fatti i libri? Di profondità e di leggerezza? Di gravosità e di lievità? Di parole e di ali? I libri sono fatti di segni impressi su ali di carta. Ossimori che traggono forza da una comune radice che si nutre di quello spirito libero. E forse, a parer di chi scrive, la forza di un libro sta proprio in questo binomio, nel passaggio delicato, e forse anche invisibile, tra l’abisso e la superficie, tra chi porta fardelli e chi se ne libera. Non essendo in grado di stabilire quale sia il peso di un libro, e quindi della sua leggerezza o della sua profondità, credo sia sufficiente sapere che «Un dramma umano si può sempre esprimere con la metafora della pesantezza. Diciamo, ad esempio, che ci è caduto un fardello sulle spalle. Sopportiamo o non sopportiamo questo fardello, sprofondiamo sotto il suo peso, lottiamo con esso, perdiamo o vinciamo. Ma che cos'era successo in realtà a Sabina? Niente. Aveva lasciato un uomo perché voleva lasciarlo. Lui l'aveva forse perseguitata? Aveva cercato di vendicarsi? No. Il suo non era un dramma della pesantezza, ma della leggerezza. Sulle spalle di Sabina non era caduto un fardello, ma l'insostenibile leggerezza dell'essere», Milan Kundera, L'insostenibile leggerezza dell'essere.
E dunque sulla leggerezza dei libri, sul lèggere leggèro ci soffermiamo in questo ultimo numero a due cifre, cercando di suggerire letture lievi per giorni caldi. Un percorso scelto tra le copertine della mia personale libreria che a me hanno offerto una intensa immersione e una piacevole riemersione. Buone letture dunque, che questa estate possa trascorrere placida e leggera.
Lettera sulla felicità
Epicuro
Millelire stampa alternativa
Un pensiero per la vita, solo per la vita. Un filosofo veramente amico che da ventitré secoli non cessa di dirci che non può esistere autentica felicità senza il piacere. Un pensiero che, contrariamente a tanti altri, non ha mai fatto e non può fare male a nessuno, che invita ad amare se stessi e soprattutto a rispettarsi, azione primaria per non danneggiare i nostri simili. Uno fra i pensatori più amati e odiati di tutti i tempi, senz'altro il più mistificato, equivocato, vilipeso, il cui pensiero è come un incubo nella storia del cristianesimo. La "Lettera a Meneceo", qui proposta in una traduzione che punta a restituirci l'affabilità della voce di un uomo che pose l'amicizia al di sopra di tutto, è uno dei pochissimi scritti di Epicuro che non siano stati distrutti nel corso della storia dell'odio ideologico.
Alfredino, laggiù
Enrico Ianniello
Feltrinelli
È fine maggio, Marco e Aurora compiono dieci anni. Durante la loro festa di compleanno, Marco cade su una recinzione procurandosi un taglio profondo alla gamba. «Papà, stai con me», sussurra all'orecchio di Andrea che corre a prenderlo tra le braccia. Poche parole che riportano bruscamente alla memoria di Andrea la vicenda di Alfredino Rampi, caduto in un pozzo a sei anni, nel 1981. A giugno la famiglia si trasferisce in collina, dove l'inquietudine di Andrea cresce: Alfredino diventa un'ossessione che non lo lascia più, il mondo di tutti i giorni gli appare incomprensibile. Finché il calendario segna il 10 giugno, data della caduta. Dopo una giornata difficile, Andrea finalmente va a dormire, spegnendo la luce con un clic. E lo ritroviamo imbragato, pronto per scendere a salvare Alfredino. Laggiù – o lassù che sia, perché le coordinate spaziotemporali non hanno più senso e l'unica guida è la stella Alfecca Meridiana, perfettamente al centro del buco ormai lontano – insieme al bimbo in canottiera a righe ritrova tanti personaggi legati alla propria vita: dal vecchio punk di paese senza un braccio alla giovane organista di cui era stato innamorato, che ora suona con le mani ricoperte di muschio; dal comico ipnotico e malinconico, piantato sul palcoscenico come un albero, alla squadra di calcio dell'oratorio fatta di ragazzini a cui ora crescono profumati gelsomini sotto le ascelle. Alfredino conduce Andrea in un viaggio che si sviluppa tra deserti notturni, sfavillanti centri commerciali desolati, parchi neoclassici ricoperti di neve e stradine di periferia dai profumi mediorientali, attraverso un paese interiore più ricco, brillante e pieno di riflessi della vita vera.
Piccola guida tascabile agli oggetti di uso quotidiano in letteratura
AA.VV.
ABEditore
Quanti di voi hanno mai preso in seria considerazione gli oggetti che utilizziamo quotidianamente? Chi sa dire se possiedono un’anima, se nascondono poteri occulti, se sono stati creati per distruggere (fisicamente o metaforicamente) coloro ai quali appartengono? Se sapeste che una caffettiera racchiude l’anima di una giovane fanciulla deceduta, berreste ancora il vostro cappuccino? O se qualcuno di insospettabile vi offrisse una tisana per riscaldarvi, potreste giurare che non lo faccia con le più losche intenzioni? Le risposte a queste domande – forse - potrà fornirvele questa Piccola Guida agli Infidi Oggetti di uso Quotidiano, che raccoglie i bellissimi racconti di M.R. James, Chechov, Saki e altri, per farvi scoprire che bisogna fare attenzione a sottovalutare i propri beni materiali e bollarli come semplici “oggetti inanimati”. E chissà, in fondo anche questo libro è un “semplice oggetto” …
Sogno di una notte di mezza estate
Daniele Aristarco
EL
Un viaggio onirico in un mondo sospeso tra realtà e finzione, dove sonno e veglia si confondono. Una delle più brillanti e divertenti commedie nate dal genio di William Shakespeare, qui riscritta da Daniele Aristarco. La lettura è consigliata dai 7 anni in su, e più sale l’età del lettore più è godibile la lettura!
Eva Bonitatibus