Mar 29, 2024 Last Updated 9:23 AM, Dec 12, 2023
Domenico Ciancio

Domenico Ciancio

Un incompreso lucano, italiano, europeo. Della mia passione, la comunicazione, ne provo a fare il mio mestiere. Con i proventi della mia prima passione alimento le mie tante altre passioni: viaggiare, leggere, ascoltare musica, golf, formula 1, mangiare e sorridere con le persone che amo e che incontro nella mia vita.

È quasi sera quando arrivo ad Armento, questo paesino della provincia di Potenza di poco più di 500 abitanti a circa 710 metri sul livello del mare.  Un camioncino di un ristorante della zona è a centro del paese.  Vende pizza, panini e altro così come fa una volta alla settimana. Un gruppetto di persone passeggia per la piazza che ruota intorno alla Chiesa Madre di San Luca Abate. Non solo persone anziane, come potrebbe essere nell’immaginario collettivo di tutti noi, ma tanti giovani e soprattutto adolescenti.

È una sera in cui Caronte ha lasciato spazio alla frescura.  Sono i giorni in cui si riaprono quelle case vuote per tanti mesi. Parenti, figli, nipoti stanno per arrivare.  Non sia mai che non sia tutto ordinato per farli sentire sempre accolti, amati e desiderati. Sono i figli di quella terra che si è spopolata negli anni 70 e 80. Il cuore, però, è sempre qui, ad Armento. In questo caso potrebbe essere qualunque altro borgo della nostra regione. D’altronde il distacco non ha confini e non ha regole.  Non ha Sud o Nord.

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Luciano Nardozza, il musicista lucano dallo stile ricercato e dall’impronta sociale riflessiva

Cosa hanno in comune il pop-rock di Luciano Nardozza, la musica elettronica, del rap e del prog con la psicologia individuale e collettiva, con le tecniche di “ingegneria sociale” e neuromarketing (studiate e documentate scientificamente sin dagli anni ‘50) che circondano l’individuo senza che questi, il più delle volte, se ne accorga? La risposta è nei testi di “Ciò che non devi sapere”, terzo album di Luciano dopo “Di Passaggio” e “Fuori Luogo”.

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Colobraro, piccolo borgo di meno di 2000 abitanti, che si affaccia sulla valle del fiume Sinni, in provincia di Matera, è uno dei 5.529 comuni italiani sotto i 5.000 abitanti, che rappresentano il 69,98% del numero totale dei comuni italiani. Facendo una ricerca in rete, scopro che: due delle regioni più industrializzate e sviluppate del nostro paese, contano il maggior numero di piccoli comuni: il Piemonte che ne conta 1.045, cioè il 18,90% del totale nazionale e la Lombardia con 1.036*.  Colobraro, però, dagli anni Quaranta ad oggi, e chissà ancora per quanto, si porta dietro la nomea di essere il “paese della sfortuna”. Giudizi e pregiudizi sul paese e sui suoi abitanti sono stati per anni la propaganda di Colobraro. Per anni solo nominarlo era certezza di sventura. Ancor di più andarlo a visitare o passarci da vicino.

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Teatro San Carlo, Napoli

Credits: Giuliano Romano

Si è concluso da poco il progetto di laboratori e di attività didattiche per i detenuti della Casa Circondariale G. Salvia di Napoli – Poggioreale. Un’attività svolta grazie al protocollo di intesa siglato tra la Fondazione San Carlo della città partenopea e il carcere di Poggioreale. Se nella vita, non sono sempre le note giuste a farci compagnia, non lo sono neanche i giudizi e i pregiudizi. Ed il teatro, come la musica, unisce differenze laddove sembrano essere insormontabili e laddove, ciò che sembra impossibile, diventa armonia.

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Cosa accomuna un gruppo di persone provenienti da ogni parte del mondo che, ogni anno, decide di darsi appuntamento per andare alla scoperta della Basilicata? Ma è ovvio! La sua storia, tradizioni, usi e costumi che appartengono ancora a una terra magica, a tratti misteriosa e ancora poco conosciuta ma accogliente, affascinante, goduriosa… Per alcuni la tutela di queste singole peculiarità è puro campanilismo. Per altri, invece, ricchezza storica ed antropologica da non disperdere ma da tramandare alle nuove generazioni.

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