Mar 29, 2024 Last Updated 9:23 AM, Dec 12, 2023

Ricerca senza confini

Guido Zuccon nasce a Casa Blanca ( Marocco) il 26 luglio del 1983. Si trasferisce all’età di tre anni in Turchia della quale ricorda un suggestivo paesaggio di un villaggio di case/ container tipiche da cantiere in mezzo alla foresta innevata. Lui viveva proprio lì. Complice nel farlo diventare cittadino del mondo il papà, il quale, essendo un direttore dei lavori, viaggiava molto. La famiglia lo ha sempre seguito volentieri poiché si trattava di cantieri lunghi, prima per la costruzione del porto di Rabat in Marocco e poi per la realizzazione dell’autostrada che da Ankara arriva a Istanbul. Alla fine di quest’opera Guido si trovava nell’età in cui bisognava iniziare la scuola dell’obbligo, mentre il fratello doveva iniziare le medie. E’ dunque il tempo, pensano i genitori, di dare maggiore “stabilità” ai figli, per cui il papà rifiuta l’offerta di dirigere i lavori per una diga in Cina e rientrano a Treviso. Le offerte per il padre non tardano ad arrivare, questa volta l’opera che lo vede coinvolto è il porto di Bari, città dove Guido passa intere estati e ricorda molto bene le immagini di quando la nave di albanesi in fuga dalla loro terra in cerca di un futuro migliore, sbarca proprio in quel porto, negli anni Novanta.

Arriva il tempo della maturità e Guido ha ben chiaro in mente cosa fare. Seguendo l’esempio del fratello, il quale esce di casa a 18 anni, decide di andare all’Università a Padova a studiare Ingegneria Informatica. Il fratello è sempre stato un esempio e poiché anche più grande ha sempre saputo dargli buoni consigli. Avendo intrapreso la carriera militare, prima nell’aereonautica e poi nella finanza, si è reso presto indipendente dalla famiglia, non senza sacrifici. Guido decide di non essere da meno per cui si impegna molto negli studi e dà tutti gli esami arrivando così nei tempi stabiliti alla stesura della tesi, e qui il primo colpo di scena che mi lascia con un: “ma come?!”

Come tesi aveva scelto un progetto in robotica avendo l’Università di Padova due professori abbastanza quotati nella materia. Il progetto consisteva nel prototipo di un robot che riusciva a vedere a 360° poiché aveva un cono all’interno che proiettava alla telecamera la quale, a sua volta, attraverso algoritmi elaborava dati. Conclusione: a pochi mesi dalla discussione della tesi la telecamera manifesta alcuni problemi. Il professore suggerisce di mandarne a prendere una nuova in Giappone con conseguente slittamento della seduta di laure di sei mesi. A questo punto Guido decide di non rinviare e dopo nove mesi di studi e ricerche individua un nuovo argomento e chiede la tesi alla professoressa di database, argomento che lo aveva interessato. Dopo la discussione della tesi decide di intraprendere il primo corso della specialistica con la professoressa che lo aveva molto colpito, in “Information Retrieval”. Affascinato da questo corso, le chiede subito di poter fare la tesi con lei alla fine del percorso. L’insegnante gli fornisce semplicemente un libro di 120 pagine da leggere e lo invita a tornare a fine lettura. A primo impatto Guido pensa: “che sarà mai un libro da 120 pagine!”, poi iniziando a leggere si rende conto che bisognava conoscere la fisica quantistica. Alla fine, conoscendo le basi della matematica, riesce a interpretare e leggere il libro. Torna dalla professoressa, la quale gli propone un anno di ricerca a Glasgow con il luminare autore del libro. Lui ovviamente accetta. L’altro lato della medaglia era riuscire a dare tutti gli esami della specialistica in un solo anno. Guido non si tira indietro dalla sfida, ottiene la bosa di studi e parte per una nuova avventura.

La città di Glasgow non lo colpisce in particolar modo, prima per il clima e poi per il cibo, ma trova un buon team e questa esperienza lo fa crescere molto, anche perché si confronta con persone che arrivano da tutte le parti del mondo e soprattutto sarà la città dove incontrerà Magda la sua futura moglie, nonché madre delle sue figlie. Racconta di come le persone che si incontrano nella vita contribuiscano a influenzarla in qualche modo, nel senso che la condivisione di diversi punti di vista ti porta poi a valutarne le diverse sfaccettature.

Dopo un anno di ricerca e la tesi, gli chiedono di fare il dottorato e lui ovviamente non rinuncia a questa opportunità. Durante questi anni compie tanti viaggi e tiene altrettante conferenze, ed è proprio durante una di questa, che incontra un professore del QUT (Queensland University of Technology) che gli chiede di passare a trovarlo a Brisbane in Australia. Inutile dire che a Glasgow trovano i fondi per questo viaggio e così nel 2010 parte insieme alla sua Magda per visitare il nuovissimo continente. Tiene diversi seminari in giro per l’Australia tra Canberra, Melbourne e Sydney. Resta colpito da Brisbane e infatti applica i “Modelli matematici per motori di ricerca utilizzando la meccanica quantistica” in ambito sanitario e questa esperienza gli piace molto, lo invoglia sempre di più a fare sempre meglio. Soprattutto lo sprona l’impatto che un’operazione coì importante ha sulla società. Dunque ottiene un colloquio via Skype, tempo dieci giorni per spostare la sua vita insieme a Magda dall’Europa all’Australia ed è così che inizia un’altra avventura! Si ritiene molto fortunato nell’aver trovato una donna che lo sostiene in quel che fa e che lo segue nei suoi viaggi, lì dove la ricerca lo richiede. Non ha mai pensato di voler andar oltre confine, via dall’Italia, semplicemente si ci è ritrovato. Ha sempre pensato di seguire la sua passione e di andare lì dove ci fossero le opportunità che lo avrebbero portato ad ottenere scoperte e risultati.

Appena sbarcati in Australia inizia subito a lavorare. Ci sono progetti importanti da portare avanti e durante la notte scrive la tesi per il dottorato a Glasgow. Dopo anni sente l’esigenza di una ricerca tutta sua e nel 2014 al QUT si apre una posizione che gli da questa possibilità, crea così il proprio team e la sua agenda di ricerca, nel frattempo diventa senior lecturer e continua ad insegnare. Riceve premi ed è molto richiesto da tante università tra cui anche la University Queensland, una delle top University del mondo, della quale però ha sempre rifiutato le offerte fino a quando i tempi non sono stati maturi e lui si è sentito pronto a farne parte. Solo dopo aver ben consolidato il suo curriculum e aver avuto l’esperienza necessaria accetta di trasferirsi. Qui dimostra di non esser legato ai soldi e anche di non essere una persona egoista, rifiuta infatti la promozione e chiede all’università la possibilità di trasferire tutto il suo team con lui. Questi accettano.

E’ raccontandomi la sua storia, il suo ritrovarsi in diverse parti del mondo, il suo cogliere le opportunità offerte anche oltreoceano, che lo portano a fare una riflessione. Mi racconta che probabilmente se fosse rimasto in Europa non avrebbe avuto la stesa crescita in così poco tempo, non avrebbe visto la sua carriera svilupparsi così velocemente: l’essere a capo di un team e averne la responsabilità, la possibilità di essere ascoltato e ricevere risposte, l’avere avuto 20 persone sotto la sua supervisione e 12 dottorandi, l’essere direttore del centro di ricerca e di dirigere qualcuno che in linea gerarchica è più in alto di lui. Queste cose lo portano a pensare che il sistema è davvero meritocratico, che devi lavorar tanto, ma che puoi arrivarci; lui però non ha fatto le cose con l’obiettivo di ricevere premi, ma con l’umiltà che lo contraddistingue ha portato avanti i suoi studi con lo scopo di ottenere risultati che si potessero applicare nel campo pratico. E’ sempre stato convinto del fatto che se fai una cosa e la fai bene, impegnandoti, i riconoscimenti arriveranno da sé senza andarne alla ricerca. Sostiene poi che qui ci sono più opportunità che in Europa, ma solo perché qui la concorrenza è minore; mi racconta stupefatto di come avrebbe voluto accanto a sé ricercatori talentuosi che hanno rifiutato le sue offerte per il solo fatto che l’Australia è troppo lontana. Gli è sembrato strano perché lui è sempre stato senza confini, da quando era piccolo. Ha comunque tanto rispetto per la ricerca che viene fatta in Italia, prima, e in Europa poi, perché è consapevole che i fondi erogati sono nulla a confronto di quelli che riescono a ottenere qui (sempre a patto che ci siano validi progetti, perché per ottenere questi di concorrenza ce n’è tanta).

Inoltre ritiene di aver fatto la scelta migliore anche per la sua famiglia, di aver fatto bene a  scegliere  Brisbane, città verde, dalle giuste dimensioni, con non tanta delinquenza e dalla giusta vivacità per una famiglia. Anche lo stile di vita che si conduce qui permette di dedicarsi al lavoro, ma anche di avere del tempo per la famiglia e la crescita dei figli. Continua sempre a ricevere tante offerte da tutte le parti del mondo, infatti è sempre in connessione con queste per eventuali problemi da risolvere, ma pur vivendo, lavorativamente parlando, senza confini rimane confinato nella “realtà” di Brisbane.

Per il momento ha deciso di fermarsi qui rifiutando le offerte di Google e Microsoft (altro colpo di scena!).

Francesca Soloperto

Il prodotto “informazione”

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