Apr 24, 2024 Last Updated 9:23 AM, Dec 12, 2023

Arte Oversize: l’arte Può essere fuori missura? O no?

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Riceviamo e pubblichiamo l’intervento del Professor Canio Franculli sulla “misura” dell’arte.

 

A quali misure estetiche, storiche o socio-culturali si deve attenere il prodotto artistico per essere riconosciuto come tale? Quand’è che può eccedere, e di quanto, uscendo fuori dalle regole? E chi è che decide le regole stesse, i suoi limiti e i suoi sconfinamenti, e può  quindi decretare  che i prodotti fuori dalle regole, sia di singoli autori che di membri di una corrente artistica, facciano parte, o meno, del sistema-arte? Basta un critico o il sistema decisionale e del consenso è più complesso e diversamente articolato?

E’ un’epoca, quella iniziata forse da Duchamp nel 1917 o forse dal nudo di Giorgione  nel “La tempesta” (1505),  in cui l’arte  è di scalpore o di demolizione, vera o presunta, e sembra che la si possa fare per davvero con tutto, anche stando in silenzio al centro di una stanza per lunghissime ore come fa la Abramovic, che rimane impassibile mentre decine e decine di persone le si avvicinano e la guardano negli occhi, o installando un water d’oro massiccio in un bagno del Guggenheim Museum di New  York, come ha recentemente fatto Maurizio Cattelan.

Ma sono solo i prodotti artistici che cambiano, a volte dando anche l’impressione di forzature al limite di una spacciata e ripetitiva copiatura come nel caso del water al Guggheneim Museum, o cambiano anche gli artisti?  Affiora alla coscienza moderna il dubbio e la considerazione che forse bisogna parlare di mutazione anche in riferimento agli artisti che oggi, per le mutate caratteristiche della contemporaneità, sono talmente tanti da non poter più essere chiamati tali e che tale appellativo viene riservato in misura significativa innanzitutto alle donne e agli uomini legati al sistema dell’arte dal successo e dalla mondanità.

L’uso in maniera massiccia del linguaggio estetico contemporaneo, che con l’aumento del grado culturale della società e della pubblicità d’autore su larga scala, ha invaso e contagiato lo stile di vita occidentale, sembra aver determinato anche il superamento dei protagonisti produttori dell’arte, cioè di quelli che concretamente la fanno. A fianco agli artisti ancora definibili in maniera classica sembrano emergere altri soggetti che per comodità di sintesi esplicativa possono essere chiamati gli oversize, gente che si dedica all’arte fuori età e fuori mercato, gente a volte un po’ cruda e artigianale, o semplicemente ingenua, ma anche altrettanto moderna quali soggetti antropologici. E’ gente culturalmente  nata e sviluppatasi lungo il corso della seconda metà del XX secolo, senz’altro dal Sessantotto in poi, e che le nuove condizioni di sviluppo della democrazia e del benessere economico occidentale hanno portato alla conquista di posizioni, abitudini e padronanze culturali ed estetiche una volta, tra il XIX e i primi decenni del XX secolo, limitate a ristretti gruppi elitari.   

            Gli oversize, emancipandosi da regole, misure e autorizzazioni critico-estetiche certificate stanno spuntando con discreta insistenza sempre più numerosi in un’epoca  in cui  l’espressione artistica costituisce un riferimento sempre più socialmente diffuso e abituale. E’ un fenomeno in crescita che sta minando la regola aurea vigente che vuole che nell’arte figurativa, in particolare, quando ci si esprime intorno o  oltre i quarant’anni si è silver, cioè grigi, cioè anziani. A quest’età se non si è già entrati nel mondo complesso e variegato dell’arte si può già seriamente considerare di esserne per sempre rimasti fuori. Puoi anche essere un talentuoso ma se appartieni ai silver è quest’ultima circostanza che conta e non la prima. Il sistema economico-finanziario che avviluppa nella sua rete il mondo dell’arte contemporanea ha bisogno di valori aggiunti, oltre a quelli scontati della qualità culturale, dell’originalità e del talento esecutivo.

Tra i fondamentali valori aggiunti uno dei principali è quello dell’età, cioè del tempo. Occorre tempo per pubblicizzare un prodotto. La sua presentazione al pubblico va preliminarmente programmata, organizzata e gestita. Il tempo è una variante che strategicamente ingloba nel suo sistema anche l’età dell’artista. Non propriamente così è per la letteratura, ma lo è invece per l’arte figurativa, che sinteticamente va dalla tela al cinema. In questo settore anche le caratteristiche di personalità dell’artista costituiscono parti integranti della sua produzione materiale. Lo richiede il complesso sistema del mercato economico e di quello della finanza in particolare, nonché le esigenze consumistiche di massa e del mondo dell’immagine e della mondanità e, ancora, le modalità di tendenza dello shopping dei miliardari.

            L’arte contemporanea, managerialmente gestita ed organizzata, non solo ai suoi livelli più alti, da uomini d’affari e comunque da sempre più prioritari interessi economici, è  caratterizzata da specifiche geografiche e da identificativi segni di riferimento che ne caratterizzano sia la sorgente che la filiera. E’ un complesso sistema che deve misurarsi con il patrimonio artistico ereditato dalla storia, scommettendo di fare dei predecessori motivo di nuova creatività e non mero conservatorismo alla cui ombra accontentarsi o ossessivamente farne oggetto di demolizione. Questo complesso sistema dell’arte contemporanea negli ultimi decenni  spaccia per fattibile l’accesso collettivo e democratico di tutti coloro che ne sono interessati e la cui tangibile dimostrazione è data dai corsi universitari DAMS ( corsi di laurea in discipline delle arti, della musica e dello spettacolo), dal continuo successo delle accademie delle belle arti, dalle lauree sulla storia dell’arte o dal proliferare di licei artistici e di altri indirizzi di studio legati alle attività del mondo dello spettacolo e dell’immagine dove l’estetica, la creatività e il talento, insieme alla padronanza disciplinare, costituiscono gli elementi indispensabili che vengono richiesti e sviluppati. 

Ma a fianco alle tante articolate proposte non sembra che si assista ad un proporzionale assorbimento sociale dei soggetti coinvolti e che l’enorme potenzialità innovativa immessa sul mercato dalle istituzioni pubbliche e private che l’hanno determinata, rimanga pericolosamente inutilizzata. Si ha, altresì, l’impressione che con molto di meno delle capacità medie di cui si esprimono gli studenti e i laureati di oggi in questo settore sono stati celebrati i monumenti alla genialità artistica di molti autori del recente passato. Studi del settore sembrano confermare la crescita dei nuovi soggetti artistici intragenerazionali nelle società occidentali e il loro maggiore (come negli Usa) o minore (come in Europa e in Italia in particolare) riconoscimento e spazio sociale.  

Canio Franculli 

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