La mancanza di tutto quello che fino a ieri ci sembrava scontato, come una semplice passeggiata, un incontro al BAR con un amico per sorseggiare un caffè, sta diventando oggi la più grande privazione per le generazioni del dopo guerra.
Il periodo di quarantena ci sta dando l’occasione di riflettere sulle scelte sbagliate che spesso solo con il tempo riusciamo a comprendere, come i minuti sprecati ed i centimetri non percorsi per avvicinarsi verso gli altri, che sicuramente non ritorneranno.
A questi errori apportiamo nuovi piccoli rimedi come il sorriso regalato ad un passante o alla cassiera del supermercato e lo sguardo da semplice e fugace, si trasforma e diventa permanente, gentile, d’intesa, ti attraversa, ti scruta, ti trafigge e ti arriva all’anima facendoti sentire accolto dall’altro, offrendoti una momentanea tregua dalle preoccupazioni e dal dolore del momento.
Lo sguardo, se apparentemente sembrerebbe essere un piccolo dettaglio, rappresenta invece uno dei più grandi bisogni che stiamo vivendo: la voglia di contatti umani e, pertanto, ricerchiamo tale contatto nelle forme più svariate e meravigliosamente fantasiose.
Lo spazio fisico imposto, ne ha generato altro nel quale noi abbiamo sviluppato la capacità di prenderci il giusto tempo per stare in silenzio. Dunque in tale spazio, cha abbiamo imparato ad apprezzare, i rapporti di vicinato divengo amicali e quelli già esistenti divengono ancor più significativi. Ci si sofferma, finalmente, ad ascoltare l’altro, a comprenderlo, rassicurarlo e ad immedesimarci in esso, andando verso la ricerca insaziabile di relazioni salde e profonde che ci diano gioia, ma che siano soprattutto sane. Relazioni nelle quali scavalchiamo quei cancelli innalzati, che davvero ci danno la possibilità di rispecchiarci facendoci prendere consapevolezza su quello di cui necessitiamo e che vogliamo.
Tale consapevolezza, ci ha permesso di aprirci a nuovi atteggiamenti ed esperienze, che sicuramente si contraddistinguono per il loro procedere lento e calmo e nelle quali immergiamo la nostra piena presenza, costituendo, così, una sorta di allenamento mentale che può portarci equilibrio.
Pertanto, la somma delle piccole cose che tutti noi facciamo in questo periodo creano essenza vitale curando l’anima e rendendoci più umani.
Inoltre abbiamo imparato a convivere con il prolungamento dei periodi di isolamento, apprezzando l’essenziale e riuscendo così a mantenere un equilibrio della mente, unendo la capacità di espellere i malsani pensieri e l’immaginazione di tutto ciò che potremmo faremo una volta terminato questo periodo.
Ognuno di noi, in questa quarantena non ha mai perso l’equilibrio pensando che questo virus fosse un asteroide arrivato ad azzerare le nostre vite ma, attraverso la somma di piccole cose e la somma di passi riusciremo ad arrivare ad un futuro che sicuramente sarà diverso e magari migliore, rispetto a ciò che abbiamo lasciato.
di Vincenzo Pernetti feat.Valentina Pelliccia
Il sorriso regalato a quel passante Un paragrafo di una pagina qualunque La storia è un equilibrio tra le fonti Il disegno che compare unendo i punti Un patto firmato, un bacio non dato Il futuro che cambia È una somma di piccole cose Una somma di piccole cose Una somma di passi, che arrivano a cento Di scelte sbagliate, che ho capito col tempo Ogni volta ho buttato ogni centimetro in più Come ogni minuto che abbiamo sprecato E non ritornerà La salvezza in ogni grano di un rosario Ogni lettera del mio vocabolario Scavalchiamo quei cancelli uno ad uno Nelle cellule di un uomo è il suo destino Abbiamo due soluzioni Un bell'asteroide e si riparte da zero Ho una somma di piccole cose Una somma di passi, che arrivano a cento Di scelte sbagliate, che ho capito col tempo Ogni volta ho buttato ogni centimetro in più Come ogni minuto che abbiamo sprecato E non ritornerà
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Nicolò Fabi – Una somma di piccole cose |