Apr 20, 2024 Last Updated 9:23 AM, Dec 12, 2023

I sogni appagati dall’attesa In evidenza

Pubblicato in Immaginare
Letto 778 volte

“La valigia sul letto è quella di un lungo viaggio” cantava nel 1976 Julio Iglesias. Il mio è stato dettato da una voglia di scoperta e dalla prospettiva di uno stile di vita diverso, non di certo intrapreso per un tradimento subito dalla persona amata. Quello che nessuno sa, se non le persone che hanno vissuto questa esperienza, è dell’attesa che bisogna vivere prima di riuscire ad ottenere solide certezze; non l’avrei saputo neanche io se non fossi emigrata in Australia.  Nello specifico c’è un iter di visti che si susseguono prima di arrivare ad ottenere la residenza permanente e poi la cittadinanza, e poter così godere a pieno di tutti i diritti che la legislazione del Paese in questione ti garantisce. Un’attesa che dura diversi anni, nei quali spesso l’incertezza la fa da padrona, bisogna essere bravi a non farsi assalire da questa, altrimenti ti trovi a vivere in uno stato di ansia perenne e dunque a non vivere; in più c’è lo sperare costante che ti accompagna affinché le leggi non vengano cambiate e il tuo percorso sia sempre e ancora valido.

 

Bisogna prendere questo iter come un viaggio, rifacendomi al grande Dante, abbandonerei il paragone con il limbo, sebbene luogo di condizione non ben definita, e proverei a immaginare un viaggio lungo “la montagna del Purgatorio”, quasi come se stessimo vivendo un’espiazione. La colpa? Essere nati in un Paese diverso; lo dico sorridendo perché mai rinnegherei i miei natali! I cerchi del Purgatorio sono contraddistinti da vari ed eventuali uffici governativi ai quali ti devi rivolgere a seconda del visto che al momento possiedi. Dunque, per arrivare in “Paradiso”, ed essere cittadini, c’è un percorso da seguire.

Cosa succede in questi anni di attesa? Beh, appena si arriva bisogna capire che qualità e competenze hai, se sei fortunato e sono quelle richieste da Paese in cui sei sbarcato puoi proseguire verso un visto lavoro, farti riconoscere le competenze e gli anni di esperienza, sperare poi che il tuo datore di lavoro ti faccia da sponsor e, soprattutto, sia eleggibile per poterlo fare. Risparmi così una parte di percorso, nonché una buona parte di denaro. Se, invece, arrivi qui con delle competenze che non sono richieste, oltre a ricevere le congratulazioni per il tuo sapere, vieni invitato a pensare in cosa ti piacerebbe reinventarti, e a conseguire un diploma in questo, prima di poter raggiungere lo stato del visto lavoro; si parla dei famosi visti per studenti e post-diploma che tanto hanno trainato le economie di questi Paesi ospitanti prima della pandemia, quando il blocco degli spostamenti era inimmaginabile.

immaginare 2

Io faccio parte di quella fetta di immigrati che si è dovuta reinventare, e adesso mi trovo nello stato del visto-ponte, paradossalmente sto vivendo nell’attesa dell’attesa! Il visto-ponte è di passaggio, e si ha quando scade il vecchio e hai applicato per il successivo, ma ancora non è stato approvato dal governo. Vi devo confessare che proprio l’altro giorno ho contattato il mio agente di immigrazione perché sono mesi che non ho notizie dal governo; sembrerebbe che siano sommersi di richieste e hanno difficoltà a smaltirle. Mi ha però assicurato che il mio turno arriverà! Quando si è in possesso di questo visto non si può lasciare il Paese, bisogna chiedere il permesso al governo, il quale ti rilascia un altro tipo di visto ponte, e ad ogni modo devi avere delle motivazioni ben valide per ottenerlo. Lungi da me, in questo periodo di chiusura e apertura di confini così altalenante, fare un azzardo simile per una botta di nostalgia. Stringo i denti, ringrazio di vivere nel 2021 e avere le video-telefonate a disposizione, ma non posso rischiare di restare bloccata fuori dal Paese e veder vanificati tutti i miei sacrifici. Rimando l’idea a tempi più sicuri quando gli abbracci fisici vinceranno nuovamente su quelli virtuali. Alla base di tutto l’iter ci deve essere una più che sufficiente conoscenza della lingua confermata con attestati rilasciati da scuole da loro certificate. Dunque bisogna avere una somma di denaro da investire per questa nuova vita poiché bisogna fronteggiare spese di scuole, visti, agenti di immigrazione, assicurazione sanitaria, documenti ufficiali rilasciati da uffici italiani da far tradurre, certificati vari, oltre alle spese quotidiane quali affitto, bollette e cibo.

A seconda del visto che si ha ci sono anche delle limitazioni che riguardano le ore che puoi lavorare, infatti ricordo che appena arrivata, potendo lavorare venti ore a settimana sia io che il mio compagno, poiché avevamo il visto per studenti (alla tenera età di 34 anni io e 39 lui), l’ansia di non arrivare a fine mese era tanta. Solo allora ho capito lo stato d’animo di tante famiglie. Inoltre a quello si aggiungeva il fatto che eravamo soli, quindi non avremmo potuto bussare a casa di mamma e autoinvitarci per cena, ma soprattutto, non essendo cittadini, non avremmo potuto richiedere nessuno aiuto economico al governo; quello che oggi in Italia si chiama reddito di cittadinanza. Poi, però, pian piano risalendo la montagna, facendo sacrifici, ed essendo determinati a raggiungere la vetta, le cose sono migliorate e le ansie si sono attenuate.

immaginare 3

Se ti fermi a riflettere, il viaggio e l’attesa sono ancora lunghi, diciamo che il vivere bene quotidianamente e la felicità di questa esperienza attenuano le lunghe tempistiche. Vi posso garantire che anche se è stato difficile partire, siamo stati fortunati rispetto ad altri. Perché? Perché essere in due significava avere due stipendi, anche se minimi, ma comunque due per affrontare le spese. Inoltre essere solo in due, senza figli, è stato anche quello un vantaggio perché se avessimo avuto dei figli, avremmo dovuto provvedere alla loro istruzione e cura, e poiché non siamo cittadini non avremmo ricevuto nessuno sgravio, tutto sarebbe stato a costo pieno. Non che io non abbia mai immaginato di avere una figlia tutta somigliante al papà, ma la razionalità ha sempre vinto sul desiderio. Ammiro le persone che sono arrivate qui con figli, hanno di sicuro vissuto l’attesa con tante incertezze in più, la posta in gioco per loro era più alta poiché hanno dovuto decidere per loro e per quelle creature alle quali per natura tengono più della loro stessa vita. Di bello c’è che dopo tanto peregrinare, i sacrifici vengono ripagati e arrivi al raggiungimento di quello “status” tanto ambito. Lì inizi a concretizzare i tuoi sogni e magari ti compri finalmente la casa perché la banca ti concede un mutuo con tassi di interesse accettabili. Inizi a pianificare in maniera diversa, a lunga durata, perché nessuno ti potrà dire che “domani” devi lasciare il Paese. Lo farai solo se vorrai! Se vuoi potrai tornare a fare il lavoro che facevi prima di iniziare a risalire la montagna, oppure uno completamente nuovo; potrai tornare a studiare qualcosa che ti piace e forse questa volta potrai usufruire dei programmi governativi.

Quello che ho imparato in questi tre anni è che ti devi impregnare di modestia e umiltà, di pazienza e forza di volontà, non devi mai smettere di sognare e sperare perché questa attesa un giorno giungerà al traguardo; ma la cosa più eccitante è che una volta che questa sarà giunta al suo termine, potrai continuare a sognare e farlo in grande! 

Di Francesca Soloperto

Francesca Soloperto

Dilettante Fotografa

Mi faccio catturare da tutto ciò che mi da emozione e immagazzino nel mio Io.

Sono curiosa verso tutto ciò che può insegnarmi qualcosa.

Sono curiosa verso l’Arte qualunque essa sia perché penso che sia espressione di un altro Io, dunque porta alla riflessione e al confronto, perciò crescita.

Considero il “Viaggiare” una forma di Educazione al Sapere e al saper Vivere, aspiro dunque a girare il Mondo…così da poter poi affermare: “ ho conosciuto, ho vissuto!”.

Cos’è per me la fotografia?

“Se guardando la foto questa mi da la stessa emozione che ho provato scattandola allora è lei, diversamente la cancello”.

Commenti