Apr 23, 2024 Last Updated 9:23 AM, Dec 12, 2023

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Pubblicato in Immaginare
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Gli ignavi danteschi li ho sempre immaginati così, come ombre vaganti senza corpo. Un’anima esistente, ma non così consapevolmente da compiere scelte. Io non voglio esser dura come Dante (del quale ricordiamo il suo essere attuale, sempre, anche nel settecentenario della sua morte), che li definisce come “l’anime triste di coloro che visser sanza infamia e sanza lodo”, però per descrivere queste ombre presenti nella foto, potrei scegliere il verso di coloro “che mai non fur vivi”. Delle anime che ci sono, ma che nella realtà non trovano un corpo nel quale prendere forma. Vi spiego il perché.

 

L’uomo nasce come essere sociale e se ciò non accade sottraendosi ai doveri della società, non è degno di considerazione, come sosteneva il nostro grande Dante. In realtà, a questa visione, importante, che ci dovrebbe far riflettere su quanto realmente oggi facciamo affinché la società vada nel verso indicatoci da chi ci ha educati, aggiungerei la visione dell’esser vivo in quanto realmente possiamo fare ciò che ci piace e non cosa la società ci impone. Quanti di noi oggi fanno una passeggiata per assaporare il sapore del vento sulle labbra, osservare un albero fiorire, rendersi conto che appoggiato sulla ringhiera del fiume c’è un uccello migratore che due mesi fa non c’era. Oggi tutto passa inosservato, le cose belle della vita, intendo. Addirittura siamo così assuefatti a quello che la società distorta ci propina, che delle volte non riusciamo a cogliere neanche l’importanza delle notizie serie che vengono date, quasi inabili a caprine il senso.

Non siamo più capaci di mettere in atto quello spirito critico e riuscire a scindere cosa è giusto da cosa è sbagliato, quali verità si celano dietro a una parola non detta. Siamo impegnati ad andare dietro ai trends del momento. Ma in realtà a noi cosa piace fare? Ce lo siamo mai chiesti? Quale hobby mi piacerebbe praticare? Cosa fa sì che corpo e anima si identifichino in un unico essere, che si distingue per caratteristiche ben precise e diverse da un altro, e che dunque ci aggiudica l’unicità. Questa società così frenetica, nella quale si lotta costantemente per la sopravvivenza ci ha fatto dimenticare cosa significa vivere. Ci impegniamo a seguire filosofie di culture diverse cercando di ritrovare noi stessi, quando basterebbe guardare alle nostre tradizioni e approfondire un po’ di più da dove veniamo.

Il perché è semplice, per quanto proviamo a cercare risposte altrove, i motivi e le dinamiche che hanno originato una società sono sempre le stesse: lo spirito di unione, l’aiutarsi l’un l’altro… dunque bisognerebbe tendere un po’ di più questa mano verso l’altro. Riappropriarsi del senso della vita senza frivole sciocchezze. Iniziare a ridare una forma a questi corpi persi e anonimi, e soprattutto a dire buongiorno con un sorriso anche al tuo sconosciuto vicino in metro. Seguiamo l’influencer del momento, ma non sappiamo come si chiama il nostro dirimpettaio. Davvero ci piace vivere così?

Francesca Soloperto

Francesca Soloperto

Dilettante Fotografa

Mi faccio catturare da tutto ciò che mi da emozione e immagazzino nel mio Io.

Sono curiosa verso tutto ciò che può insegnarmi qualcosa.

Sono curiosa verso l’Arte qualunque essa sia perché penso che sia espressione di un altro Io, dunque porta alla riflessione e al confronto, perciò crescita.

Considero il “Viaggiare” una forma di Educazione al Sapere e al saper Vivere, aspiro dunque a girare il Mondo…così da poter poi affermare: “ ho conosciuto, ho vissuto!”.

Cos’è per me la fotografia?

“Se guardando la foto questa mi da la stessa emozione che ho provato scattandola allora è lei, diversamente la cancello”.

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