Mar 25, 2023 Last Updated 10:12 AM, Mar 13, 2023
Eva Bonitatibus

Eva Bonitatibus

Giornalista pubblicista

I libri sono la mia perdizione. Amo ascoltare le storie e amo scriverle. Ma il mio sguardo curioso si rivolge ovunque, purché attinga bellezza e raffinatezza.

La musica è il mio alveo, l’arte la mia prospettiva, la danza il mio riferimento. Inguaribile sognatrice, penso ancora che arriverà un domani…

Un giorno, un giovane amministratore appena insediatosi incontrò i rappresentanti delle associazioni che operavano sul suo territorio. Voleva avviare con ciascuno di essi un dialogo e inaugurare una nuova stagione in cui la politica fosse davvero al servizio del cittadino. A ciascuno disse: «cosa ti serve?» e ciascuno diede la propria risposta formulando richieste di vario tipo. Chi chiese maggiori risorse, chi spazi pubblici, chi una sede, chi maggiore visibilità, chi più attenzione, chi l’abolizione delle tasse. L’amministratore ascoltò in silenzio, prese i suoi appunti e continuò a sorridere a tutti. Dopo poco tempo, i rappresentanti delle associazioni tornarono ad incontrare l’amministratore. «Allora tu cosa vuoi?», chiese l’amministratore, «un bel locale dove svolgere le mie attività senza pagare niente», rispose il rappresentante. «Bene!» disse, «quale vuoi?» e sciorinò un elenco di locali comunali che, a suo dire, sarebbero potuti essere ceduti alle associazioni. Il rappresentante, incredulo, chiese quello più bello e più grande, «se proprio devo scegliere», pensò, e indicò proprio quello più grande e più bello. «Lo avrai!» disse entusiasta l’amministratore. I due si salutarono con una vigorosa stretta di mano e si accomiatarono. Ci fu in seguito un ambaradan di richieste, incontri, giubili e andirivieni. Passarono i giorni. Il rappresentante chiese dell’amministratore. Non era più raggiungibile. Lo trovò un giorno per caso e gli ricordò della promessa fatta. Il sorriso dell’amministratore si tramutò in una smorfia. Il rappresentante capì e non lo cercò più.

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Propaganda e arte. Quale sia il rapporto che regola i due elementi e che domina la società, anche contemporanea, è un argomento che ha attirato sin da subito la nostra curiosità investigativa. E così, per comprendere meglio le dinamiche sottese all’arte e al suo valore comunicativo, nonché al ruolo “civile” dell’artista, ho chiesto aiuto a Donato Faruolo, esperto di comunicazione culturale, Docente presso l’Accademia di Belle Arti Foggia e Curatore presso Porta Coeli Foundation.

L’arte è il più potente strumento di propaganda, prima ancora della scrittura. Il suo percorso di ricerca l’ha portato verso la definizione del concetto di immagine che contiene un’urgenza che è innanzitutto culturale. Qual è la sua genesi?

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«Quando sono infelice, cara Mary, leggo le tue lettere.» Così comincia la lettera che il poeta libanese Kahlil Gibran scrive a Mary Haskell, preside di una scuola femminile a Boston, di cui era perdutamente innamorato. Le sue lettere d’amore, contenenti il suo sentimento puro e vibrante, daranno il via alla serata dedicata a “Racconti d’amore del ‘900” che il Circolo culturale Gocce d’Autore ha organizzato sabato 11 febbraio alle 18,30 nella sua sede in via Pisacane, 5 a Potenza. Per voce di Chicca Anastasi, attrice ed educatrice teatrale, prenderanno vita alcune delle storie d’amore più belle della letteratura del ‘900.

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"Il dilemma della locomotiva" è il titolo del libro scritto dal giovane Andrea Pio Giuratrabocchetta, Hermaion edizioni, che verrà presentato sabato 28 gennaio alle 18,30 nel Circolo culturale Gocce d'Autore.

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“L’alba è nuova. È nuova.”

(R. Scotellaro)

Sgorga un bivio di luce tra le parole che accompagnano i nostri giorni. Biforcano mille pensieri. Percorrono declivi e salite. Scavano tunnel sotterranei. Compiono moti incessanti. Sono le parole che contengono in sé un’alba, una nascita, una speranza, una tensione, ma anche un tramonto, una morte, una delusione, una conclusione. E sono quelle che compongono il nostro linguaggio sentimentale, disegnano la nostra anima, parlano per noi. Le parole altro non sono che la rappresentazione del nostro io, il palesarsi della nostra inquietudine, il veicolo del nostro moto incessante, la proiezione di noi stessi. Ad ogni parola attribuiamo un peso, una sfumatura, un colore, un sapore, un’evocazione, uno spirito, un auspicio, una prece. E ciascuna assume significati che vanno al di là del proprio etimo. E ciascuno si rivede in quella precisa parola, ravvisando in essa un’essenza propria. Ognuno ha dunque la parola che lo identifica meglio di altre, e ogni parola definisce meglio di altre una persona o un oggetto o uno stato d’animo o un’esperienza.

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