È così che il dialogo con un amico, in un momento di convivialità, mi riporta all’interrogativo più antico del sistema logico. Ma quale dei due aspetti ha una specifica utilità?
La morfologia reca in sé un mistero di insoluto, una conoscenza parziale, una consapevolezza legata a solo a ciò che si vede, o meglio a ciò che si è abituati a osservare. E anche a quello che viene mostrato.
Dipende da chi si dispone nel gesto di visione.
Pertanto è relativa.
La funzione è indipendente. Ha la libertà sprezzante dell’agire dell’istinto.
Non è mai relativa.
Non contiene domande, al massimo risponde e dispone dell’oblio e della necessità.
È assoggettante.
Ha, infine, un fascino mistico, silenzioso e predominante.
La differenza risiede sostanzialmente nella scelta.
Tra errori più o meno consapevoli, ragionamenti à propos, e i passi segnati dalla forza che taluni hanno “nominato” come Destino, il propendere verso l’una o l’altra, caratterizza chi si è.
Chi è allenato a guardare, si accontenterà della forma.
Chi è disposto ad agire, si aggrapperà irrimediabilmente alla funzione.
In ultima analisi, la vita presidia. E se la ride.
Buona lettura.
Virginia Cortese