Una conferma che raccolgo entrando, aspettando anch’io nella fila dello sportello dedicato alla stampa, e aspettando ad ogni fila che si forma all’ingresso delle aree dedicate alle presentazioni, davanti agli stand degli editori, davanti al firma copie di turno, davanti ai bar. C’è grande attenzione per l’evento che ha rischiato di perdere lo scettro e che a conferma della sua grandezza presenta un cartellone pieno zeppo di eventi.
Cinque giorni di un gran movimento che ha fatto registrare un’affluenza che stempera le paure diffuse dalle statistiche dell’Istat sul numero sempre più alto dei non lettori. E che accentra sulla metafora dei luoghi la sua stessa sostanza. Andare “Oltre il confine”, il claim del Salone, ha posto le basi per aprire un dialogo sull’importanza dei luoghi intesi come luoghi di narrazione. Non a caso al centro della piazza dei lettori si ergeva una imponente torre fatta di libri, carta e parole che si inerpicavano fino al soffitto del padiglione, dalla quale sembrava di sentire tutte le voci raccolte in quelle pagine. Non solo un simbolo, ma il luogo dei luoghi intorno al quale riunirsi per scambiarsi storie, condividere racconti, inventare nuovi mondi. Il Salone è dunque il luogo dei luoghi di Tolstojana memoria, perché è un luogo che parla da sé e non occorre avere lo sguardo critico per capire che Torino è il luogo della narrazione per eccellenza.
Una sorta di racconto che non ha smesso di fluire, è che ha permesso di raccogliersi intorno alla riflessione sulla funzione dei luoghi e dei libri. “I libri sono come arche di Noè: custodiscono le storie del mondo che altrimenti andrebbero disperse”, un’affermazione dello scrittore Giuseppe Lupo intervenuto alla presentazione del libro di Mimmo Sammartino, Il paese dei segreti addii, Hacca editore, nello stand Matera 2019. Espressione felicissima che fissa in poche parole il senso del Salone: finché ci sono centri di studi, di lettura, di scrittura i luoghi non moriranno mai perché diventeranno essi stessi luoghi di narrazione. Dunque il libro diventa quel luogo d’eccellenza che permette di conoscere il mondo e di mettersi in relazione con esso. E’ quel prodotto dell’uomo che da solo consente di creare uno speciale rapporto tra il lettore e l’universo raccontato. E il valore del Salone del libro di Torino sta nell’aver saputo raccogliere questi preziosi frutti e creato intorno al raccolto lo spazio più bello della letteratura aperto alla condivisione.
Eva Bonitatibus