Apr 19, 2024 Last Updated 9:23 AM, Dec 12, 2023

La maternità dolente

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editoriale maternitàdolente 1Ancora sulla mamma. E’ il mese di maggio che lo richiede. E’ il desiderio di esternare ancora una volta il sentimento di gratitudine nei loro confronti. Non sono una mammona, ma sono una mamma e quando diventi madre cambia la tua posizione di figlia. E’ una questione di prospettive, muta lo sguardo ed il pensiero, da centro dell’attenzione diventi polo d’attrazione perché i figli ti gravitano intorno senza mai distaccarsi del tutto. Il pensiero sulle mamme mi è stato sollecitato più volte in queste due ultime settimane grazie alle pagine di alcuni libri: ho incontrato una mamma a cui hanno ucciso il figlio ed ho incontrato un figlio che ha perso una mamma. Ecco, le due prospettive. La prima è la protagonista di una brutta storia accaduta ormai quasi trent’anni fa in Basilicata e ricostruita in un libro presentato alcuni giorni or sono a Potenza. Aspettando giustizia è il titolo, che racchiude già il senso della storia, scritto da Angelo Jannone, colonnello dei Carabinieri in congedo e pubblicato da Secop edizioni. Il romanzo racconta la tragica scomparsa di Luca Orioli e di Marirosa Andreotta, due ragazzi di appena vent’anni, trovati morti nella vasca da bagno di casa della ragazza nel lontano 1988. Da allora non è mai stato trovato il colpevole, il caso venne archiviato come incidente causato da folgorazione e dopo tre decenni la mamma di Luca piange suo figlio senza sapere perché sia morto e chi lo abbia ucciso. Una storia che racconta le omissioni compiute da un’investigazione frettolosa e approssimativa, un libro che descrive le pene patite dai genitori di questo ragazzo. Ed ho conosciuto Olimpia, la mamma di Luca, una donna piccina di statura ma immensa nell’anima. Un angelo in terra perché sopravvivere ad un simile dolore non è umano. E lei ha ancora la forza di lottare, nonostante le bugie e i maltrattamenti e le ingiurie e la menomazione. Si, perché perdere un figlio è una menomazione. E’ come non avere più una parte del proprio corpo. Ma lei è grande perché ha Luca dentro di sé che le da l’energia per andare avanti e lei lo ascolta, lo asseconda, parla di lui ovunque. “E’ un modo per tenerlo in vita”, ha detto. Si commuove, piange, ma non smette di raccontarlo a noialtri che fatichiamo a trattenere il pianto. Il suo dolore diventa il nostro, e l’affetto delle persone, dei ragazzi soprattutto, le asciuga per un po’ le lacrime. E i suoi piccoli occhi celesti tornano a sorridere.

La seconda storia invece è legata ai ricordi di un figlio che ha preso la via del mare alla ricerca dell’armonia interiore. Lui si chiama Roberto Soldatini, è un violoncellista famoso, direttore d’orchestra, compositore e docente di musica, alla sua seconda prova con la scrittura. Sinfonie mediterranee è il titolo del libro presentato a Gocce d’autore la scorsa settimana, edito da Nutrimenti Mare, in cui l’autore racconta le tappe del suo viaggio nel Mediterraneo a bordo della sua barca-casa lunga 15 metri. Una sorta di diario di bordo che svela la bellezza dei luoghi visitati, gli imprevisti della navigazione, il gusto per la sfida. In solitaria assoluta Roberto Soldatini solca i mari per sei mesi e annota i suoi sentimenti e le sue considerazioni nei suoi libri. Riaffiorano i ricordi e si riaprono le ferite. La mamma in quel luogo di tanti anni prima. E’ ancora lì, ad Amalfi, col suo cappotto tortora a guardare le onde che s’infrangono sugli scogli. E la nostalgia prende il sopravvento con tutta la rabbia che sente ancora dentro perché due mesi più tardi un tumore se la porterà via per sempre. Ma lui è un altro angelo sulla terra che sopporta il dolore e va avanti. La sua musica è la sua medicina, il mare la sua culla.

Sono storie di ordinaria sofferenza? Non so, non so se la sofferenza possa definirsi ordinaria. Non si è mai pronti a soffrire, la sofferenza ti coglie impreparato punto e basta. E allora da madre e da figlia mi chiedo: è la lotta per rimanere vivi che ci tiene in piedi, o è la brama di una serenità dimenticata? Anelo un orizzonte di salvezza!

Eva Bonitatibus

Eva Bonitatibus

Giornalista pubblicista

I libri sono la mia perdizione. Amo ascoltare le storie e amo scriverle. Ma il mio sguardo curioso si rivolge ovunque, purché attinga bellezza e raffinatezza.

La musica è il mio alveo, l’arte la mia prospettiva, la danza il mio riferimento. Inguaribile sognatrice, penso ancora che arriverà un domani…

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