Ogni volta che lo ascolto rifletto su cosa accadrebbe nel momento in cui una nuova generazione venisse catapultata in dietro nel tempo, magari in asse temporale di 20 anni.
Riuscirebbe la cosiddetta generazione “smart” a vivere in mondo dove la tecnologia di largo consumo era ancora in fase embrionale e il mezzo di comunicazione più spinto per contattare gli amici era la cabina telefonica?
Sarebbero in grado dieci amici a organizzare una partita di calcetto senza la possibilità di poter creare un gruppo di WhatsApp per riunirsi ma avendo a disposizione soltanto l’elenco telefonico e la famosa cabina?
Tornando in dietro nel tempo in quanti sarebbero ancora in grado di fare una ricerca o scrivere una tesi di laurea senza l’aiuto di Google, effettuando ricerche in biblioteche oppure sull’ immancabile enciclopedia Treccani, che faceva bella mostra nei salotti delle persone che avevano avuto la possibilità di acquistarla.
In quanti sarebbero in grado di guidare autovetture dove il massimo della tecnologia era data dai 4 alzacristalli elettrici ed il servosterzo era sulle macchine di fascia alta, ma soprattutto fare un parcheggio senza l’aiuto dei sensori, della telecamera e tanto meno del “park assist”
Nel passato per poter conoscere una persona bisognava frequentarla per capire che musica ascoltasse, quali fossero i propri interessi, il proprio orientamento politico ma soprattutto sapere se avesse legami sentimentali. Oggi, grazie ai social, è possibile reperire tutte queste informazioni senza mai avere un contatto reale con la persone e di conseguenza poter scegliere quelle con le quali si pensa di avere maggiore affinità. Credo che tornando nel passato risulterebbe più difficile conoscere persone che ci interessano senza l’ausilio delle informazioni presenti sui social.
Probabilmente la grande capacità di adattamento dell’essere umano permetterebbe anche alle generazioni “smart” di sopravvivere in un mondo che, ai loro occhi, appare preistorico. L’adattamento non sarebbe semplice ma permetterebbe di conoscere la bellezza dei rapporti personali senza nessun filtro tecnologico in mezzo.
Forse il detto “si stava meglio quando si stava peggio” ha un fondo di verità ma è pur vero che le nuove tecnologie facilitano il modo di vivere in un mondo che corre sempre più veloce.
Spesso rievocare il passato permette, a chi lo ha vissuto, di ritornare in dietro nel tempo rivivendo momenti che hanno lasciato tracce indelebili ma soprattutto permette di sentirsi meno inadeguati nel presente dove, se non si è al passo con la tecnologia, si viene considerati disadattati.
Per le generazioni “smart” ascoltare storie di vita vissuta in un passato, dove la tecnologia non aveva un ruolo predominante, può essere uno stimolo a frenare quella voglia di possedere sempre qualche cosa di nuovo, spinti da un eccessivo consumismo che non fa volgere lo sguardo a chi sta peggio verso cui si potrebbe tendere una mano facendo piccole rinunce.
Vincenzo Pernetti