Apr 20, 2024 Last Updated 9:23 AM, Dec 12, 2023

Le parole della luce In evidenza

Pubblicato in Editoriale
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“L’alba è nuova. È nuova.”

(R. Scotellaro)

Sgorga un bivio di luce tra le parole che accompagnano i nostri giorni. Biforcano mille pensieri. Percorrono declivi e salite. Scavano tunnel sotterranei. Compiono moti incessanti. Sono le parole che contengono in sé un’alba, una nascita, una speranza, una tensione, ma anche un tramonto, una morte, una delusione, una conclusione. E sono quelle che compongono il nostro linguaggio sentimentale, disegnano la nostra anima, parlano per noi. Le parole altro non sono che la rappresentazione del nostro io, il palesarsi della nostra inquietudine, il veicolo del nostro moto incessante, la proiezione di noi stessi. Ad ogni parola attribuiamo un peso, una sfumatura, un colore, un sapore, un’evocazione, uno spirito, un auspicio, una prece. E ciascuna assume significati che vanno al di là del proprio etimo. E ciascuno si rivede in quella precisa parola, ravvisando in essa un’essenza propria. Ognuno ha dunque la parola che lo identifica meglio di altre, e ogni parola definisce meglio di altre una persona o un oggetto o uno stato d’animo o un’esperienza.

 

Luce. È la parola che abbiamo scelto di raccontare attraverso i suoi molteplici significati e le nostre diverse interpretazioni e applicazioni. Una scelta non casuale, che segue un itinerario tracciato dalle precedenti parole, come a creare una collana che ne tiene insieme i significati, i nostri, quelli che abbiamo voluto individuare attraverso una ricerca che ci ha proiettati a comprenderne l’attualità e la praticabilità. Con armonia abbiamo salutato il 2022, con luce diamo il benvenuto al 2023. Ma cosa vogliamo intendere per luce? Cosa significa questo lemma fatto di sostanza luminescente e fluida? Quali sono le parole che contengono al proprio interno la luce?

Ho rivolto questa stessa domanda alla professoressa Patrizia Del Puente, docente di Glottologia e Linguistica dell’Università degli Studi della Basilicata e autrice di quel monumentale Atlante linguistico della Basilicata, Calice editore, il cui primo volume “vide la luce” oltre 10 anni fa, secondo cui «in un immaginario poetico la luce è l’alba, mentre una luce più forte è il bagliore. Nel dialetto, la lingua che riflette il modo di essere di un popolo, la luce è u’ sol’, il sole in quanto tale, una luce improvvisa e netta è u’ lamp, ossia il fulmine». A quell’immaginario poetico fa riferimento anche il poeta, scrittore e critico letterario Andrea Galgano, docente di letteratura e scrittura creativa presso la scuola di psicoterapia Erich Fromm di Prato-Padova. Secondo lui la parola che si identifica con la luce è “alba”. E non è un caso che il poeta Davide Rondoni, nella quarta di copertina di 41esimo Parallelo Nord. Poesie delle Terre di Lucania, la traboccante antologia di Galgano dedicata alle voci della Basilicata edita da Universosud, parli di una terra avvolta dalla luce: la Luceania.   

Della Luceania, terra di generosi scrittori fatti della stessa sostanza della luce, è figlio il poeta di cui quest’anno ricorrono i cento anni dalla nascita, Rocco Scotellaro, nato a Tricarico il 19 aprile 1923. Anche lui si rivolge all’alba come ad una promessa, Sempre nuova è l’alba, affidando al nuovo giorno le speranze di un mondo lontano da quello che ha caratterizzato la sua infanzia e il suo popolo. Alba come luce dunque, quella luce bianca che appare appena prima del sorgere del sole. E quando la luce lentamente scompare, si sprofonda in un mondo orfano di senso, come nei versi di Giacomo Leopardi che vede nella luce argentea della luna il finire del giorno, lo spegnersi di ogni sogno. «Scende la luna; e si scolora il mondo; /Spariscon l’ombre, ed una /Oscurità la valle e il monte imbruna;/ Orba la notte resta, /E cantando, con mesta melodia, /L’estremo albor della fuggente luce, /Che dianzi gli fu duce, /Saluta il carrettier dalla sua via; /Tal si dilegua, e tale /Lascia l’età mortale /La giovinezza.»

Ma tante sono le parole fatte di luce. Penso ad “amore” di Khalil Gibran, «l’amore è una parola di luce, scritta da una mano di lice, su una pagina di luce». Oppure alla “speranza” di Pablo Neruda «[…] e il mare, il mare, /aroma /sospeso, /coro di sale sonoro, /e nel frattempo, /noi, /gli uomini, /vicino all’acqua, /che lottiamo /e speriamo /vicino al mare, /speriamo». “Vita” è parola fatta di luce e Wisława Szymborska la declina con tutta la sua forza: «[…] e persistere nel non sapere /qualcosa d’importante».

Al potere evocativo della luce affidiamo queste nostre righe, cercandone il significato più profondo. «Vivere è poter gioire delle possibilità che la vita offre» scrive Edgar Morin in Lezioni da un secolo di vita (Mimesis Edizioni), un saggio molto interessante di cui Virginia Cortese ci suggerisce la lettura. Luce è quel concetto che serve al filosofo per delineare e indicare la verità. Concetta Vaglio ci sottopone il pensiero di Martin Heidegger attraverso La poesia di Hölderlin da cui emerge che l’oscurità non è negatività, bensì condizione essenziale della luminosità. Argomentazione ripresa da Francesca Soloperto attraverso le opere del Caravaggio dove la luce diventa rivelatrice della realtà. Di luce e delle sue tante sfaccettature ci parla Grazia Napoli che si cimenta in un’intervista impossibile ad una delle sue scrittrici preferite, Virginia Woolf, sul suo romanzo Gita al Faro, in cui la luce è la reale protagonista della storia. Di cammini tortuosi che portano con sé la speranza di luce scrive Chiara Albano, autrice della poesia “Luce”. Di quella stessa luce, quella che si intravvede da dentro un tunnel, di luce come salvezza quindi scrive Domenico Ciancio. Ci racconta di un progetto destinato ai detenuti della Casa Circondariale G. Salvia di Napoli – Poggioreale in collaborazione con la Fondazione San Carlo della città partenopea.

Proiezione, scoprire, apertura, visione, attraversare, desiderio, traguardo, verità, rivelazione, sviluppo, riflettere, arte. Sono altre parole composte di luce.

Quelle che devono accompagnare i nostri giorni affinché siano luminosi.

Eva Bonitatibus

Eva Bonitatibus

Giornalista pubblicista

I libri sono la mia perdizione. Amo ascoltare le storie e amo scriverle. Ma il mio sguardo curioso si rivolge ovunque, purché attinga bellezza e raffinatezza.

La musica è il mio alveo, l’arte la mia prospettiva, la danza il mio riferimento. Inguaribile sognatrice, penso ancora che arriverà un domani…

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