Apr 25, 2024 Last Updated 9:23 AM, Dec 12, 2023

La propaganda dello scongiuro: Colobraro! In evidenza

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Colobraro, piccolo borgo di meno di 2000 abitanti, che si affaccia sulla valle del fiume Sinni, in provincia di Matera, è uno dei 5.529 comuni italiani sotto i 5.000 abitanti, che rappresentano il 69,98% del numero totale dei comuni italiani. Facendo una ricerca in rete, scopro che: due delle regioni più industrializzate e sviluppate del nostro paese, contano il maggior numero di piccoli comuni: il Piemonte che ne conta 1.045, cioè il 18,90% del totale nazionale e la Lombardia con 1.036*.  Colobraro, però, dagli anni Quaranta ad oggi, e chissà ancora per quanto, si porta dietro la nomea di essere il “paese della sfortuna”. Giudizi e pregiudizi sul paese e sui suoi abitanti sono stati per anni la propaganda di Colobraro. Per anni solo nominarlo era certezza di sventura. Ancor di più andarlo a visitare o passarci da vicino.

 

Gli abitanti del posto, resilienti fino all’impossibile, di questa presunta iella ne hanno fatto una risorsa. Certo non basta solo una nomea a far sì che una propaganda negativa si trasformi in vera e propria attrattiva. Occorrono, infatti, altri ingredienti: affabilità, cura, passione, dedizione, accoglienza, progettualità, visione. Caratteristiche che questi abitanti hanno e che rendono questo luogo “magico”. Anzi…. la iella hanno deciso di cavalcarla e di crearne un proprio e vero business non solo per gli abitanti di Colobraro ma per tutti i cittadini della regione e delle regioni limitrofe. Un caso quasi unico che raro! Non sia mai che qualcuno voglia “prenderci d’occhio”. Uno scongiuro, in fondo, non si nega a nessuno e non fa male, soprattutto se non scade in credenze limitanti e distruttive.

Ma da dove nasce questa nomea e soprattutto…

Ne parliamo con Andrea Bernardo, Presidente dell’ANCI Basilicata (Associazione Nazionale Comuni Italiani) per ben tre volte sindaco di Colobraro e attuale vicesindaco con delega alla programmazione dello stesso.

Andrea, è il caso di dire che un lampadario vi ha portato un po' di sfortuna. Almeno apparentemente…

Ovviamente non ci ha portato alcuna sfortuna, non fosse altro perché la sfortuna non esiste, o meglio, come spieghiamo nella rappresentazione teatrale di cui dirò meglio successivamente, la sfortuna è un mero stato di alcune menti. Di converso, ci ha appiccicati un’antipatica nomea “Quel Paese”, ovvero Colobraro nell’intera Regione era il Paese da non nominarsi, in quanto foriero di iella e sventure.

La presunta caduta del lampadario ovviamente è una leggenda, si racconta che in quel di Matera, in un tempo non meglio determinato, un notabile del posto, al fine di avvalorare il proprio pensiero, abbia proferito le seguenti parole “…se non è vero quel che dico, dovrebbe cadere il lampadario”! Splash….la narrazione vorrebbe che il lampadario sia caduto, successive rivisitazioni racconterebbero anche di feriti.

Non è dato sapere il motivo di questo racconto, tantomeno, seppur il racconto fosse veritiero, perché mai la frase di un colobrarese avrebbe dovuto trasferire la presunta nomea sul nome del Paese di Colobraro, anziché conferire la patente di pirandelliana memoria al presunto jettatore.

Da questo momento, i giudizi e i pregiudizi si sono susseguiti.

Di fatto, non ci sono stati tanti giudizi e pregiudizi, ma effettivamente infastidiva la nomea di Paese che avrebbe portato sfortuna, infastidivano le risatine, i commentini e i gesti scaramantici, soprattutto quelli più volgari; infastidiva percepire il disagio dell’interlocutore o l’evitarci; soprattutto infastidiva sentire appellare il Paese come “Quel Paese” e non come COLOBRARO.

Che cosa vi ha infastiditi di più: essere considerati portatori di iella o un isolamento durato per un bel pò;

Sicuramente venir considerati, impropriamente, portatori di jella; la nomea non credo abbia influito sull’isolamento, il Paese ha subito l’isolamento con la realizzazione delle fondovalli sui fiumi (Sinnica e Val D’Agri), che hanno spostato il traffico veicolare e commerciale.

Negli ultimi decenni, di questa nomea ne avete fatto una vera e propria azione di marketing e di business ben integrata nel territorio e nel contesto della Basilicata.

In realtà abbiamo iniziato ancor prima, oltre 30anni addietro, con un’associazione culturale universitaria “Albatross”, di cui ero il Presidente, ripercorrendo gli studi dell’antropologo Ernesto De Martino, in particolare “Sud e Magia” e “Magia in Lucania”, abbiamo realizzato incontri e convegni sul tema del magismo, sulla comprensione di come mai alcune credenze arcaiche e popolari ancora resistevano in Basilicata (in questo Colobraro era atipica, sarà perché ha subito la nomea, sarà per i tanti studi fatti, il Paese non era e non è avvinghiato in futili credenze, tantomeno dagli anni ’70, età della mia adolescenza si narrano storie di masciare, tantomeno lo facevano i nostri genitori e nonni), come mai l’illuminismo pareva essersi fermato solo nei circoli culturali di Napoli e del Sud e non si fosse diffuso, lasciando spazio alle credenze su jettautra e superstizione.

Assumendo il ruolo di Sindaco ho pensato con i miei amici dell’associazione e gli amici amministratori che saremmo dovuti andare oltre, facendo delle predette tematiche un attrattore culturale e demo-etno-antropologico sul Magico & Fantastico, che ha il suo clou nella rappresentazione teatrale dal titolo non casuale di “Sogno di una Notte a … Quel Paese”.

L’Evento lo abbiamo promosso ovunque, cercando di creare simpatia e curiosità, siamo stati coi ragazzi della neo-costituita associazione “Sognando il Magico Paese” ripetutamente a Matera e sulle spiagge jonico-metapontine a consegnare, anche in costume, gli inviti per i nostri eventi; in tanti credevano non sarebbe salito nessuno a Colobraro, già nel corso della prima edizione nel 2010 salirono a Colobraro oltre 5mila persone, nel 2018 e nel 2019 si sono superate le 2mila presenze di spettatori; lo spettacolo è andato in scena con le limitazioni alle norme covid anche nel 2020 e nel 2021. Nel 2022 lo spettacolo è ripreso regolarmente nel suo percorso itinerante, tra piazze e vie del centro Storico.

 Il fascino dei colori e del paesaggio di Colobraro stridono con l’idea del paese della iella:

Infatti, si confanno al nuovo e positivo appellativo “Il Paese della Magia”!

La rappresentazione teatrale si conclude, in maniera divertente e contemporaneamente emozionante per noi, con gli spettatori che alzano le mani al cielo e declamano tre volte consecutive, sillabando, il nome CO-LO-BRA-RO! Al termine il regista, io oppure i ragazzi dell’associazione raccontano e mostrano le vere magie di Colobraro, tra cui -appunto- i meravigliosi panorami/paesaggi e le bellezze naturalistiche.

Andrea il nostro paese e forse ancor di più il nostro Mezzogiorno è da sempre considerato un paese in cui magia, fattucchiere e altri retaggi culturali predominano.

Non credo vi sia questa visione su Colobraro, nemmeno più su altri luoghi della Basilicata e del Sud. Credo che iniziative/eventi/manifestazioni, come la nostra e tante altre, abbiano contribuito a fornire una conoscenza storica e storiografica dei predetti fenomeni e credenze, di certo presenti, ma sono servite anche a spiegare razionalmente e superare tante credenze popolari.

Da un certo momento in poi, coinciso con lo sviluppo e il progresso tecnologico, si è pensato che iella, magia e credenze di questo genere fossero segno di arretratezza culturale. Ma è davvero così?

Se possiamo giustificare chi in passato era scaramantico ovvero faceva ricorso a pratiche magiche o fattucchiere/masciare/maghi, legate a riti naturali, già pagani, cui poi si sono aggiunte credenze divine, perché non vi erano le attuali conoscenze scientifiche, oggi ritengo ingiustificabile determinate pratiche (nemmeno giustificate dal cosiddetto “non è vero, ma non si sa mai”) e grave segno di arretratezza culturale, che si potrebbe riscontrare in ogni persona al di là dai titoli di studio.

Pensi che queste credenze, questi riti, siano stati tramandati alle nuove generazioni? E se sì quest’ultimi sono capaci di apprezzarli come ricchezza antropologica, culturale e sociale del proprio essere lucani o se ne vergognano?

Penso che siano state tramandate, nel senso su detto, ovvero come conoscenze storiche e storiologiche da conoscere, conservare, preservare e far conoscere, come mero dato di un periodo storico molto legato alla civiltà contadina. Non credo nessuno se ne vergogni ovvero abbia motivo di vergognarsene.

In questi anni ti sarà pure capitato qualcosa che ti avrà fatto dire: chissà ma forse è vero? Che ne so: un incontro, una situazione, o il racconto reale di qualche persona anziana della tua comunità…   

Assolutamente mai.

Andrea oggi la iella maggiore qui, come nel resto del mondo, sembra essere lo spopolamento dei piccoli borghi.

Purtroppo, questa si che è una sfortuna! Lo spopolamento, che ritengo sia dovuto oramai prevalentemente a motivi demografici legati al crescente saldo negativo nati/morti, sembra inarrestabile, nonostante le tante risorse europee/statali/regionali/comunali messe in campo. Purtroppo, l’economia muta la geografia e la demografia, è sempre avvenuto così, lunga la salaria, la via del sale, ad esempio, erano insediate floride comunità, poi scomparse. Io, oramai, uso dire, che si sono estinte tante importanti civiltà, purtroppo gradualmente si estingueranno-spegneranno tantissimi piccoli Paesi delle aree interne della Basilicata e di tutta Italia. La situazione non è delle migliori, dati demografici alla mano, per cittadine e città che dovranno fare i conti con una popolazione sempre più anziana e sempre meno bambini e ragazzi, a meno chè le nuove generazioni non riprenderanno ad aver il desiderio di prole.

Qual è il rito scaramantico più utilizzato dagli abitanti di Colobraro e quali i testi che ci consigli per approfondire la vostra storia?

Ripeto nessun rito scaramantico è in uso a Colobraro. Per scoprire la storia di Colobraro, che è tipica di tutta la Lucania e molte altre aree del Sud, consiglio tutti i testi dell’etnologo Ernesto De Martino, in particolare i due suindicati, ma anche i documentari etnografici del regista Luigi Di Gianni.

Domenico Ciancio

*dati al 1° gennaio 2022 fonte Istat

Domenico Ciancio

Un incompreso lucano, italiano, europeo. Della mia passione, la comunicazione, ne provo a fare il mio mestiere. Con i proventi della mia prima passione alimento le mie tante altre passioni: viaggiare, leggere, ascoltare musica, golf, formula 1, mangiare e sorridere con le persone che amo e che incontro nella mia vita.

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