Immersa nel bosco, nel silenzio e nella bellezza assoluta, la libreria rappresenta un esempio di resistenza culturale in un paese di soli 170 abitanti. Tanti i progetti che animano la proprietaria della struttura, Alba Donati, presidente del Gabinetto Vieusseux di Firenze e direttrice della Scuola di Linguaggi della Cultura. Ma la Donati è anche una fine poetessa, tutte le sue poesie sono raccolte in Tu paesaggio dell’infanzia pubblicato da La nave di Teseo nel 2018. In questo spazio di soli 20 metri quadrati si organizzano eventi letterari, si può leggere degustando il tè di Jane Austen e la marmellata di mele renette e scorza di limone di Virginia Woolf. Tra i libri di narrativa, poesia e per bambini, si possono trovare anche i libri muti, oltre alle collane e ai bracciali ispirati a Emily Dickinson. L’idea di fondare una libreria in un luogo dove si contano più libri che abitanti è stata vincente e attira molti di visitatori. Ad un anno circa dalla sua nascita, ha subìto dapprima un incendio e poi il lockdown, ma è rinata più bella e più forte di prima. Incuriositi da questa storia, abbiamo voluto conoscere Alba e con lei abbiamo piacevolmente dialogato, immaginando di trovarci con una profumatissima tisana tra le mani, ammirando il panorama dell’Appennino che ci accomuna.
Alba Donati, proprietaria della libreria “Sopra la penna”
Come nasce l’idea di aprire una libreria in un paese di montagna di soli 170 abitanti?
Primo: ho sempre seguito con molto interesse il festival di Hay-on-wye, il festival letterario più importante del mondo che si svolge in questo paesino del Galles dove ci sono più librerie che abitanti.
Secondo: ho lavorato nell’editoria per trent’anni.
Terzo: continuavo a guardare quel pezzetto di terra sotto casa, un poggio scosceso dove mia madre piantava qualche cesto di insalata.
Mettici una notte speciale in cui queste cose si sono mescolate come ingredienti in un vecchio paiolo, aggiungi un pizzico di Crowfunding, un po’ di azzardo, molta voglia di tornare a casa e il gioco era partito.
Quali sono le caratteristiche che rendono unico questo luogo? La storia di questa libreria è particolare, rinasce da un incendio… ci racconti
La sua unicità è palese, basta guardarla. Una libreria nel cuore di un paese di pietra dell’anno 1000, su un poggio davanti al Prato Fiorito e alle spalle delle Alpi Apuane. Un Cottage letterario appenninico fatto di libri e tazzine capovolte, di fiori, di alberi di pesco e susine, di capperi, di marmellate di Virginia Woolf o dedicate a Dino&Sibilla. È stata inaugurata il 7 dicembre del 2019. Da subito ho capito che c’era un pubblico che aspettava un posto così. Persone che arrivavano da tutti i posti d’Italia, addirittura con i pullman. Poi all’alba del 30 gennaio del 2020 un incendio la distrusse quasi completamente. Un momento durissimo. Ma non mancò il conforto immediato delle amiche del paese che fecero cerchio intorno e organizzarono in pochi giorni la rinascita. Io avviai un altro Crowdfunding e raccolsi all’incirca 15mila euro. Poi ci fu una donazione a sorpresa, importante, che decisi di accantonare per comprare una vecchia casa abbandonata vicino alla libreria. Questa diventerà la sede e funzionerà da caffetteria. Il giardino rimarrà come è. Nel frattempo con Pierpaolo Orlando e altri amici del paese abbiamo fondato la Cooperativa di comunità “Sopra la penna” con la quale faremo iniziative di promozione della lettura e della scrittura.
La libreria è solo l’ultima, in ordine temporale, delle sue iniziative. È la presidente del Gabinetto Vieusseux , istituzione che da due secoli forma generazioni di lettori, oltre che direttrice della Scuola di Linguaggi della Cultura. Scrive poesie ed è autrice di pubblicazioni. Come questi ruoli influenzano e determinano le sue scelte editoriali?
Questa è una domanda a cui non so rispondere. Nella mia vita tutto è collegato, e ciò che mi influenza sono i miei gusti, la curiosità, le mie radici povere e terrose, la consapevolezza che i libri mi hanno salvato la vita.
La sua è un’avventura di resistenza culturale che coinvolge altre donne del paese. Come funziona?
Ci sono persone che hanno un forte senso della comunità. Qui ne ho trovate molte, amiche di paese che sono diventate famiglia. Condividiamo l’amore per Lucignana e vogliamo valorizzare ciò che possiede. Siamo nell’ambito del puro volontariato passionale.
Dietro la libreria si cela un progetto più ampio, quello di riqualificare il borgo. Come pensa di raggiungere questo obiettivo?
Piano piano. Abbiamo costituito una cooperativa di comunità che potrà partecipare a bandi pubblici. Il sogno sarebbe valorizzare l’eremo di Sant’Ansano che risale all’anno Mille e riqualificare il vecchio cinemino, chiuso da circa 40 anni, trasformandolo in un piccolo teatro. È tutto in pietra ed è nel centro del paese. Sarebbe un gioiello.
Da dove nasce il nome della libreria?
Molto semplice: dal nome della via che da lì parte: il vicolo sopra la penna. Poi mi piace pensare a questa metamorfosi - cultura contadina- gallina - penna- pennino- scrittura. Penso sempre a quella bellissima poesia di Seamus Heaney, Digging, nella quale il poeta pensa al padre che lavorava la terra con la vanga. Lui la vanga non ce l’ha ma ha la penna, “scaverò con quella”.
Se dovesse dare un colore alla sua impresa, quale sceglierebbe?
Rosso giallo azzurro, passione, energia, serenità. Non saprei scegliere. Ma forse soprattutto c’è il bianco, il mio colore, che è il colore delle margherite, della neve, della nebbia, delle nuvole, delle pagine...
Come descriverebbe la sua libreria?
Guarda me lo hanno detto in tanti: sembra la pagina di un libro di fiabe. La mia amatissima Vivian Lamarque mi ha scritto che sembra la casa di Virginia Woolf “ma non grande, di 3 o 4 anni”. Insomma quando sono cadute le foglie del pesco formando un prato striato dei vari toni del rosso, il cottage è diventato davvero fiabesco, si immaginavano le fate dei fiori sui rami e gli elfi dietro le balaustre.
Se dovesse suggerire un libro ai nostri lettori, quale sceglierebbe?
In questo momento il libro di una scrittrice rumena Aglaja Veteranyi, che purtroppo si suicidò
a 39 anni, che si chiama “Perché il bambino cuoce nella polenta” (Keller). Un libro che
coniuga una visione magica e infantile del mondo con la profonda verità della paura. Una bambina racconta alla sua sorellina l’atroce storia del bambino cotto nella polenta per distrarla dalla paura che prova ogni sera nel vedere sua madre appesa per i capelli che cammina nel vuoto, nel circo di famiglia. Assolutamente indimenticabile.
Eva Bonitatibus