Una storia incentrata sull’avventura di Antonio Morra, un uomo disposto a tutto pur di tornare ad esercitare l’arte che maggiormente ama. Si è raccontato così ai nostri lettori di www.goccedautore.it.
Quando ha scoperto la passione per la scrittura e per la recitazione?
Per la recitazione molto presto, avevo 18 anni quando ho cominciato la scuola di “Gassman” a Firenze. Ho studiato e cominciato subito a lavorare. Quindi facendo due conti veloce veloce … sono trent’anni che faccio questo mestiere, quello dell’attore.
E lo fa benissimo!
Grazie mille. Contemporaneamente ho sempre scritto. Questa è una cosa che si dice no?!? (ride) Ho sempre avuto il romanzo nel cassetto. Ma ho sempre scritto per il teatro e ho tradotto per il teatro dal catalano e dal castigliano - perché vivo da molti anni in Spagna – testi di spettacoli che hanno avuto un discreto successo anche in Italia. Dal lavoro di traduzione e adattamento ho capito che il rimaneggiare le parole degli altri mi ha fatto riscoprire le parole mie.
A questo punto, parlando anche della sua vita da attore, quali sono i sacrifici di un attore?
In precedenza i sacrifici non li ho mai sentiti come tali, mi piaceva talmente tanto fare questo mestiere che non ho mai fatto fatica a fare niente. Ultimamente però stare lontano dalla famiglia mi comincia costare un po’.
Una curiosità personale com’è lavorare con Terence Hill?
E’ stato bello. In realtà è da un po’ che non lavoriamo più insieme perché lui nelle ultime due stagioni non c’era. È stato fondamentale per me perché ti rendi conto di lavorare con un mito. Come tutti i miti riesce, anche senza fare niente, a far si che la gente proietti su di lui immagini legate alla propria infanzia, ai propri ricordi, ai grandi film che hanno fatto lui e Bad Spencer insieme. Eravamo circondati continuamente da fans che venivano sul set semplicemente per vederlo.
Ancora una domanda. Le nuove generazioni si trovano a vivere in un momento storico-politico un po’ particolare e dal futuro incerto. Lei cosa si sente di consigliare loro?
Una domandina da niente proprio. È difficile perché da un lato io sono portato a fare un passo indietro, nel senso che ho quasi cinquant’anni e con un figlio di quasi quindici. Tendo a dire che in realtà il futuro è loro quindi dovranno essere loro ad insegnare a me come si sta negli anni che stanno per arrivare. Allo stesso tempo, quello che posso dire è cercare di non perdere il contatto con le attività che si fanno vis a vis, di stare meno tempo sugli schermi e di continuare a fare quelle cose che si fanno insieme agli altri. Dallo sport, al cinema, al teatro. Non perché gli schermi siano brutti eh? Ci perdo tanto tempo anche io e sono divertenti, ma mai quanto fare le cose con qualcun altro.
Grazie!
Chiara Albano