La voglia di stupire e di rendere ogni suo concerto unico nel suo genere è ormai nel DNA di Ligabue e a Monza, ancora una volta, non ha deluso il fiume di persone che, da tutta Italia, si è radunata nel grande parco della città lombarda.
La frase con cui Ligabue ha aperto il concerto “Non mi hanno fatto fare un concerto per 370 giorni: vi sembra giusta come pena da infliggere a un ragazzo nel pieno dei suoi anni?” rispecchia a pieno il piacere che questo artista ha di stare sul palco davanti al suo pubblico che, ad ogni accenno di una sua canzone, comincia a cantarla assieme a lui.
Il suo ingresso sul maestoso palco, in un tripudio di luci, accompagnato dal pianoforte e dopo la sigla con cui la Rai faceva iniziare i suoi programmi da il via al tanto atteso concerto che si apre con la festeggiata che ha fatto “urlare contro il cielo”, come da 25 anni a questa parte. Un cielo sereno, in una notte freddina e umida dopo una giornata calda e soleggiata che ha reso meno lunga l’attesa.
A rendere ancora più emozionante la serata è stato lo schermo, da 850 metri quadri alle spalle della band, sul quale, per ogni canzone, scorrevano immagini e frasi capaci di rendere ancora più speciali i momenti vissuti dal pubblico.
I 135 mila del pubblico che hanno riempito, nei due giorni di concerto, ogni angolo del maestoso parco, tanto da far dire al Liga, dopo i primi 3 pezzi di apertura, pescati dal repertorio degli anni 90, “Il parco è meraviglioso, siete arrivati voi con la vostra bellezza ed è centuplicata”, questo a voler ribadire, ancora una volta, l’importanza del luogo scelto proprio per “il suo essere speciale”.
La scaletta si è poi allungata a 31 brani, per tre ore di musica che hanno regalato i quattro estratti dal nuovo concept album “Made in Italy” in uscita il 18 novembre (G come Giungla e gli altri tre inediti), ma anche tantissimo della prima metà della produzione del Liga che hanno portato il pubblico avanti e indietro nel tempo in un tripudio di emozioni.
La grande novità inserita nel mega concerto è stata la squadra dei fiati in scena sul Sale della terra e la prima passerella per dire che Questa è la mia vita.
Leggero è stata la canzone in scaletta votata dal pubblico che ha fatto dire al Liga: “La faccio quasi sempre, avete voluto togliere il quasi”.
Il momento più toccante, per il significato che la canzone racchiude in se, è stato sulle prime note di Lettera a G., entrata in un live per la seconda volta in undici anni, ed è stata eseguita mani in tasca e occhi negli occhi con il suo pubblico.
Rara, per sua stessa ammissione (“L’ho fatta poco. Non so perché, anche perché è una delle mie preferite), anche Metti in circolo il tuo amore, ancora più speciale perché inserita in un set acustico con Non è tempo per noi e Lambrusco e pop corn. Insomma, tanto per colpire al cuore i fan, di tutte le età, con uno stile che schiaccia l’occhio a qualche rocker d’Oltreoceano e a tutti coloro che criticano i suoi arrangiamenti “tutti uguali”, come la scelta di inserire negli arrangiamenti sax, tromba e flicorno.
Ancora avanti e indietro nel tempo con uno sfoggio potente di batteria e chitarre (Il muro del suono) e la sicurezza che dà ballare sul mondo sapendo di essere sempre “quelli là , quelli tra palco e realtà”, fino ai bis e al saluto affidato ancora alla festeggiata (“Un inno perché voi avete voluto che lo diventasse”), che in versione acustica, rende l’atmosfera ancora più speciale, con strette di mano e sguardi innamorati alla platea da parte del Liga nazionale.
La due giorni di Monza si è dimostrata, ancora una volta, un esperimento riuscito da parte di Ligabue, perché la festa, organizzata per oltre 135mila spettatori, ha permesso al pubblico di volare tra i ricordi e i momenti legati a ciascun brano.
Vincenzo Pernetti