Apr 24, 2024 Last Updated 9:23 AM, Dec 12, 2023

La pietra pop

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Il pallottoliere di Youtube mi informa che sono il visualizzatore numero novecentosette, mentre rivedo il nuovo video dei Pietranuda,

con la loro canzone dal titolo On Air, fresca d’incisione, e penso che tutti dobbiamo sempre qualcosa a Stanley Kubrick. Pietranuda è una band lucana, composta da: Mauro Fortarezza, voce e chitarra acustica, Saverio Orlando, chitarra elettrica; Michele Fortunato, batteria; Luca Monaco, basso. Fortarezza è anche l’autore del brano e, in genere, delle canzoni del gruppo. Il loro nuovo video è stato presentato alla stampa nella sede del Circolo Gocce d’Autore a Potenza, lo scorso 8 settembre. In quella occasione, l’incontro era coordinato da Eva Bonitatibus, direttore di questa testata, i Pietranuda hanno anche suonato dal vivo e in acustico altri brani della loro produzione, tra i quali Pietro e Mi basta un sorriso, durante la quale ultima, complice un fortunato effetto, la già interessante voce di Fortarezza ha mostrato un timbro piuttosto accattivante.

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On air è ispirata alla radio, strumento di comunicazione assieme magico e dimenticato. Alla radio, anzi ad un apparecchio radio in particolare, Fortarezza unisce un significativo ricordo personale che lo lega alla memoria di suo padre. La musica dei Pietranuda sarebbe, loro consenzienti, da ascrivere, per gli amanti delle arti classificatorie, a quel filone pop rock che da tempo, e oggi specialmente, funziona ad ogni latitudine. E informandosi un poco su fonti reperibili nella rete, alla quale il gruppo affida la gran parte delle proprie speranze di diffusione, si viene a sapere che mentre il loro autore, frontman e voce, si è già dichiarato artisticamente originario dell’ambiente della canzone cantautorale italiana, il resto della band, che ha poi con Fortarezza sensibilmente rimaneggiato le sue canzoni, mostra di affondare solide basi musicali nel rock degli anni ’70, quello dei Genesis, dei Led Zeppelin, dei Deep Purple, e dei Pink Floyd a fare da architrave, per intendersi. Tutti, financo il più giovane componente della band, il bassista Luca Monaco, giovane ma con già un passato da trombettista alle spalle, che per cercare sonorità adeguate oggi frequenta anche l’alternative rock, ma mai dimentica la lezione di David Gilmour, e di Roger Waters, suo collega di strumento, e compagni.

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Il loro video, diretto da Vincenzo Buono e Francesco Zito, è stato realizzato interamente in alcune suggestive località della Basilicata. Esso, pure con il particolare prologo costituito dalle inquadrature iniziali, che parrebbero a un improvvisato Morandini del cinema una citazione di storiche pellicole in cui un oggetto qualunque diventa un feticcio, un idolo, un totem, non manca di essere evocativo, suggestivo. Solide sia la batteria senza orpelli che l’intesa tra questa con una linea di basso più su del tanto dovuto, sia la fortunata mano del chitarrista, che sostiene con un riff limpido che funziona encomiabilmente una canzone che al secondo ascolto già ti pare di aver conosciuto da un pezzo.

Rocco Infantino

 

 

Rocco Infantino

Giornalista pubblicista, batterista sconveniente.

Leggo. Mi incuriosisce la fisica quantistica. Mi piace il jazz. Scrivo in privato, uso il Garamond. Credo nella sezione aurea, nell’entanglement, nel dualismo onda particella. Preferisco i film francesi, i cibi semplici, le persone semplici, i problemi semplici.

Il mio orario del cuore sono le cinque e venti. Detesto usare Domodossola nel gioco “Nomi, cose, città” e vivrei volentieri a Londra, Parigi e Roma, come la maggior parte delle vallette degli illusionisti. Fin da ragazzo ho l’età che descrive J. L. Borges in Limites. Se non svolgessi un lavoro in ambito giuridico legale, probabilmente avrei voluto essere quello che fischia nella canzone Lovely head dei Goldfrapp.

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