Quanto più le concezioni civiche e popolari della politica entrano a far parte di una koinè culturale mondiale, tanto più il consenso diventa una risorsa cruciale per ogni regime politico. D’altra parte, è probabile che in un'epoca nella quale è diffusa l'opinione che il consenso sia la base della 'buona politica', regimi che non possono contare su questa risorsa debbano fare ricorso a misure di coercizione molto più intense ed estese.
Avete notato che tutto ciò che ho appena descritto in ambito di “potere politico” ha a che fare strettamente con l’ambito sociale? ogni ambito umano ora richiede affermazione affinché l’uomo possa sentirsi apprezzato, ottenere valore ed essere considerata una “buona persona”!
Il potere era per Martin Heiddeger la “gabbia della tecnica”, la capacità di ridurre gli uomini a “piccoli funzionari” dell’apparato globale. Non è forse questo quello che ha generato il mondo social (e non)? Siamo tutti pedine di un potere virtuale e al contempo realissimo.
Sto pensando alle vicissitudini di Lacie Pound che vive in una imprecisata città anglofona, ossessionata dal suo punteggio social. Ha un consenso decisamente alto: 4,2 su 5. Eppure, per ottenere un notevole sconto sulla casa che intende acquistare avrebbe bisogno di un punteggio di 4,5.
I like si ottengono con i post e allora Lacie moltiplica la sua presenza social. Conosce Naomi, una bionda da 4,8. Naomi sta per sposarsi e propone a Lacie di diventare la sua damigella d’onore. Lacie si convince che il commovente discorso che pronuncerà in una sala con ospiti da quasi 5 stelle, non farà che accrescere vertiginosamente il suo indice di gradimento.
Un volo cancellato però rovina tutto. Lacie deve partire, ma la compagnia aerea è in sciopero. Si altera. La sicurezza la punisce, abbassando il suo punteggio di un punto per 24 ore. Ora, Lacie è una 3,2. E per tutte le restanti 24, ogni suo punteggio negativo varrà il doppio.
Dopo aver noleggiato un’auto elettrica che si scarica strada facendo, Lacie viene caricata in macchina da un’anziana camionista che le racconta di aver visto morire il marito di cancro, dopo che l’ospedale gli aveva negato le cure per offrirle ad un paziente con il punteggio più alto.
Con il 2,6 Lacie non è più la benvenuta nella sala ricevimenti di Naomi. Intrufolatasi al matrimonio, ubriaca, verrà arrestata per aver minacciato con un coltello lo sposo.
La storia appena raccontata è soltanto uno dei più suggestivi episodi di Black Mirror serie tv di produzione Netflix che ben racconta i nostri disagi contemporanei e che speso cito nelle mie brevissime argomentazioni.
Ma siamo sicuri che la sua storia non sia realistica?
Credo che si potrebbe sintetizzare più o meno così la nostra condizione attuale: propagandiamo idee per avere consensi, monetizzando la nostra voracità di potere.
Non è un caso che “consenso” sia un termine divenuto progressivamente metro della moralità e della legittimità del nostro agire sessuale sia nel dibattito pubblico che giuridico.
Solo nel 2017 il caso Weinstein e la nascita del movimento #MeToo, fanno sì che il concetto di consenso sorvoli la filosofia, il diritto e la teoria politica per interrogarsi su quali rapporti sessuali sia possibile definire legittimi e perché. Il fatto che a denunciare le violenze e le molestie subite siano stati componenti dello star system generò una risonanza mediatica senza precedenti (altro paradosso!). Il common sense guarda al consenso come manifestazione autonoma della volontà di chi la esercita, senza chiedersi quanto di quella volontà sia realmente ascrivibile alla sfera dell’autodeterminazione. La filosofia morale, passando per la riflessione kantiana, risponderebbe che la volontà che genera permessi e accordi formalmente validi è diversa dalla volontà come espressione della volontà autonoma degli esseri umani e della loro dignità: l’una è formale, l’altra è veramente morale.
Non volendo qui argomentare a lungo su tale questione vorrei soltanto sottolineare come il termine consenso ormai abbracci ogni ambito d’azione umano e ne manifesti tutta la sua voracità: una fame perversa di potere che genera altro desiderio corrotto di “volere sempre di più”.
Bisognerebbe forse arrestarsi un attimo?
Quanta fame ancora avremo di potere?
Concetta Vaglio
Testo consigliato: M. Garcia, Di che cosa parliamo quando parliamo di consenso? Sesso e rapporti di potere , Einaudi, 2022.