Non potremmo percepire l’essenza senza che questa schiudendosi si mostri alla realtà. Ma sin dove arriva la luce? Noi presentiamo la chiamata del nuovo giorno che incombe perché siamo in attesa di ciò che da esso ci aspettiamo tornerà alla luce.
“[…] così stanno, sotto benigna temperie, quelli che/nessun maestro solo, ma prodigiosa/onnipresente educa in lieve abbraccio/la potente, la divinamente bella, la natura”
La natura di Hölderlin è il venir fuori e il sorgere, l’aprirsi che sorgendo ritorna nel suo venir fuori e fa sì che un ente si manifesti e sia presente. Soltanto in una physis così delineata qualcosa può apparire e manifestarsi nel suo aspetto. È l’ardore che rilucendo infiamma tutto ciò che viene fuori e scompare. E quando questa luminosità si ritira in sé stessa allora la natura entra in lutto, è il lutto dei canti cimiteriali dei poeti inglesi, che si richiude in sé stesso e diviene impenetrabile, è il poeta che fugge i dolori di ciò che in modo manifesto la luce del giorno illumina. Ma questo lutto non è una tenebra, antagonista della luce, essa è invece, così come la definisce Martin Heidegger, un riposare presentendo.
Nel fare spazio alla visione, più che nella visione stessa, risiede la sua più intima essenza. Essa non è data, né esperibile, senza un atto decisivo. Essa è anzitutto un fare.
L’immagine è evento, attimo in cui la natura si disvela e può emergere il “visuale”, inteso come frattura che permette di andare oltre il semplice dato visivo e aprire a nuove dimensioni percettive.
Quanto decidiamo di aprirci al mondo? e in che modo? Credo che riprendendo le liriche di Holderlin potremmo vivere in simbiosi con la natura, (che va oltre l’antica definizione greca) natura che ci parla e ci indica la via del vivere e del fare.
Non resta quindi che «aspettare un istante di bagliore» e farlo nostro, percependo ciò che viene a noi in evidenza. E se l’immagine è simbolica, il dis-velare diventa visuale, La Veduta Luminosa di Fabrizio Ferraro che omaggia Hölderlin è un atto di coraggio che si espone tra poesia e follia. Film presentato al Festival di Berlino 2021 nella sezione Forum, è un ottimo punto di partenza per chi volesse avvicinarsi a questo tema. È messo in scena il “conflitto” tra parola e immagine in un contesto dove «cinema e film si sospettano vicendevolmente».
Ricordo in ultimo con affetto un caro insegnamento di un docente universitario quando per la prima volta parlò della Verità, di Heidegger, Holderlin e della Lichtung. Ci disse che per capire bene come nella vita potessimo entrare in contatto con l’essenza di questo significato, avremmo dovuto osservare almeno per una volta le opere di Caravaggio: il chiaro-scuro, il continuo oscillare tra il nero dello sfondo e la luce che illumina il primo piano. Non può esserci immagine più bella di questa: è appunto esemplare. Ci insegna che lo sfondo, anche se nero non annulla ma semplicemente nasconde e aspetta di essere illuminato, cercato, aspetta la priorità che dovremmo dare alle nostre visioni (alle nostre scelte.
Buon cammino!
Concetta Vaglio
Film consigliato: Napoli Velata, Ozpetek,2017
Testo consigliato: M. Heidegger, La poesia di Hölderlin