Apr 20, 2024 Last Updated 9:23 AM, Dec 12, 2023

Quête senza fine In evidenza

Pubblicato in Cultura
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“la leggerezza per me si associa con la precisione e la determinazione,

non con la vaghezza e l’abbandono al caso”.

 Calvino, Lezioni americane

Trentacinque anni dopo la pubblicazione delle Lezioni americane c’è necessità di rileggere questo testo meraviglioso.

Immersi nel susseguirsi dei giorni, nella rabbia, nell’insoddisfazione, nelle delusioni, nelle aspettative e tanto altro vaghiamo nella pesantezza delle cose.

I lettori che già conoscono il mio procedere, sanno bene che dovremmo andare per ordine! Cos’è la leggerezza e cos’è il caos? Perché Calvino e le Lezioni americane? E Nietzsche, con il suo dionisiaco?

Iniziamo.

 

Nelle innumerevoli sfaccettature della definizione di leggerezza ho scelto quella calviniana che vede in essa «l’oggetto irraggiungibile di una quête senza fine» (1988, p. 8).

La leggerezza è la quintessenza della mitezza, è mediazione, equilibrio, morbida torsione che lascia vedere la realtà con nuova luce.

È una quiete la leggerezza. Come una eterea brezza marina che si posa sulla nostra esistenza. Uno schermo invisibile che fa da filtro tra noi e il mondo. Assaporare gli eventi con gli occhi della leggerezza è appagamento senza eguali.

La leggerezza che insegue Calvino è una visione del mondo che si esprime attraverso la metafora dell’immagine riflessa:

«In certi momenti mi sembrava che il mondo stesse diventando tutto di pietra […]. Era come se nessuno potesse sfuggire allo sguardo inesorabile della Medusa. L’unico eroe capace di tagliare la testa della Medusa è Perseo, che vola coi sandali alati…» (Calvino 1988, p. 6).

Perseo nell’immaginario calviniano è l’emblema stesso della leggerezza:

«Per tagliare la testa di Medusa senza lasciarsi pietrificare, Perseo si sostiene su ciò che vi è di più leggero, i venti e le nuvole;» (1988, p. 6).

«Se volessi scegliere un simbolo augurale per l’affacciarsi al nuovo millennio, sceglierei questo: l’agile salto improvviso del poeta-filosofo che si solleva sulla pesantezza del mondo, dimostrando che la sua gravità contiene il segreto della leggerezza, mentre quella che molti credono essere la vitalità dei tempi, rumorosa, aggressiva, scalpitante e rombante, appartiene al regno della morte, come un cimitero d’automobili arrugginite

Con la stessa leggerezza che prova a raccontare, Calvino si muove fra le fonti letterarie cercando conferma del fatto che la vivacità e la mobilità dell’intelligenza sfuggono alla condanna della pesantezza: Il De rerum natura di Lucrezio; i versi luminosi di Emily Dickinson e di Eugenio Montale, l’insostenibile leggerezza dell’essere di Kundera, i racconti di Kafka, il Leopardi della Sera del dì di festa… La ricerca della leggerezza, per Calvino, è “reazione al peso del vivere” poiché il mondo è opaco e inerte. Ciò d'altronde non presuppone estraniamento, piuttosto profondità. Poiché la leggerezza calviniana è un modo di approfondire, di stimolare l’invenzione, trovare «le forze per modificare la realtà».

Un percorso letterario e filosofico che giunge inaspettatamente a Nietzsche, a Così parlò Zarathustra: un libro che Calvino non cita ma che appare tra le righe delle Lezioni americane.

Al contrario per Nietzsche la leggerezza non ha niente a che vedere con l’esattezza, la visione indiretta e la «sottrazione»; essa è donata all’uomo che, tuffandosi nel flusso caotico della vita, si mantiene sempre fedele alla terra e al corpo.

«La leggerezza per me si associa con la precisione e la determinazione, non con la vaghezza e l’abbandono al caso» (Calvino 1988, p. 17)

A proposito di privazione, Calvino spiega come studi etnologici e antropologici dimostrano che le civiltà più lontane tra loro, nello spazio e nel tempo, abbiano stabilito un nesso costante «tra levitazione desiderata e privazione sofferta» (1988, p. 28)

«Alla precarietà dell’esistenza della tribù, [...] lo sciamano rispondeva annullando il peso del suo corpo, trasportandosi in volo in un altro mondo, in un altro livello di percezione […]» (1988, p. 28).

E non si dimentichi Pegaso alato che nasce dal sangue di Medusa!

La leggerezza è anche, cartesianamente, una reductio ad unum, indossa i sandali alati per volare sopra le cose e dentro le cose, sinteticamente, con precisione.

E dunque, perché Nietzsche?

La decapitazione di Medusa, nell’analisi calviniana, può essere associata al racconto del pastore in Così parlò Zarathustra dalla cui bocca pende un serpente che lo ha colto nel sonno; incitato dalle parole di Zarathustra, l’uomo stacca con un morso la testa dell’animale e, balzando in piedi, si scopre mutato: «Non più pastore, non più uomo, un trasformato, un circonfuso di luce, che rideva. Mai prima al mondo aveva riso un uomo come lui rise!» (Nietzsche 1985, p. 166).

Nella metafora nicciana il pastore simboleggia la malattia storica dell’uomo moderno, indebolito dal pessimismo e dal dubbio. Il serpente allude al tempo ed è un simbolo dionisiaco della vita che porta in sé la morte, simboleggia il cerchio e l’anello eterno, di fronte a esso l’uomo non ha che due possibilità: rimanere soffocato dalla circolarità dell’essere o farla propria come occasione per una radicale trasformazione di sé.

La prima strada è intrapresa dall’uomo occidentale che, sentendosi altro dal mondo non riesce a tollerare l’ipotesi dell’eterno ritorno dell’identico. Chi, invece, fa proprio l’atteggiamento attivo del pastore si libera da tutti i vincoli ed è capace di accettare il ripetersi immutabile della propria esistenza. Il riproporsi dell’esistenza immutabile porterà l’uomo a costruire attimi di vita così intensi da poter essere voluti come eternamente ritornanti e si scoprirà rinato nel segno della leggerezza.

La mutilazione di Medusa e del pastore trasmuta in una sorta di “alleggerimento”: Perseo prende il volo in sella a Pegaso, mentre il pastore esploderà, libero dallo spirito della gravità, in una aliena risata.

Vi auguro di mollare le redini…

Siate leggeri!

Concetta Vaglio

Film consigliato: L’Uomo senza Gravità di Marco Bonfanti,2019.

Musica consigliata: Colapesce e Dimartino, I Mortali, Musica Leggerissima, 2021

Libri consigliati:

  • Calvino, Lezioni americane;
  • Nietzsche, Così parlò Zaratustra,
Concetta Vaglio

"Dottore di Ricerca (in fieri) in Filosofia presso Unibas. 

Affascinata dalla bellezza del mondo, amo l’arte, la letteratura, il cinema, la musica.. contemplo ogni minuscolo angolo di mondo perché credo che la bellezza risieda negli occhi con i quali si guarda..

Amo viaggiare, scoprire “il nuovo” dentro e fuori..

Sposto continuamente in avanti il limite e ne analizzo la soglia! 

Penso ed esisto, provo a giudicare il giusto e cerco emozioni in ogni momento  della mia vita! 

Il filosofo d’altronde è colui che “costantemente vive, vede, sente, intuisce, spera e sogna cose straordinarie.”

Nietzsche

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