Non vi parlerò della storia della ragazza Premio Nobel per la pace, che ovviamente tutti conosciamo, ma del fatto che mentre l’attrice teneva il suo monologo, catturando i presenti di cui si coglieva un’espressione che diceva << Vai avanti Malala, continua a raccontarci cosa hai vissuto, raccontaci le tue lotte>>, io non potevo far a meno di rammentare il leit motiv di mia sorella Lia: << Francesca non è la fame che uccide ma l’ignoranza! >>.
E infatti “Malala” non perdeva occasione per sottolineare che lì dove c’è ignoranza attecchiscono gli estremismi, che a nulla portano se non a una guerra tra poveri destinata a durare anni, decenni se non di più, e la cosa che poi dicevo tra me e me: << ma ti rendi conto? Proprio in quei luoghi che hanno visto nascere “la civiltà e il sapere”>>.
Ci sono così tanti interessi che portano, a chi ha la possibilità di “comandare” l’informazione e la conoscenza, il Mondo lì dove più gli fa comodo.
E qui non poteva non venirmi in mente un altro leit motiv del mio professore di diritto pubblico all’università: << Ragazzi abbiate gli occhi della tigre, imparate a leggere tra le righe>>.
Un monito volto ad aprirci gli occhi, perché qualcosa sta accadendo, ma nessuno ve lo sta dicendo.
Vi chiedo di riflettere su questo elemento: bisogna che impariamo a non pensare secondo la logica della distanza che separa i due mondi, secondo cui loro sono là e noi siamo qua, lì si sentono boati di esplosioni, colpi di mitragliatrici, ma qui si sentono attacchi e bombardamenti di informazioni non corrette attraverso la TV e altri canali. Bisogna che l’opinione pubblica si convinca che azioni e decisioni governative non vanno giustificate sic et simpliciter, e che anche noi ( cioè il resto del mondo) abbiamo “colpe”.
Dunque non facciamoci ingannare da ciò che sentiamo, se può essere giusto o sbagliato, ma cerchiamo di leggere tra le righe e sviluppare un senso critico secondo quello che è il significato civico dello stare insieme. Non lasciamo che ci rendano ignoranti, perché è più facile manovrare “chi non sa”, piuttosto che coloro che pongono domande, che chiedono “ma che cosa stai facendo”? E non lasciatevi convincere: quando un uomo uccide un altro uomo non è mai giusto perché gli sta togliendo il diritto alla vita. Piuttosto dobbiamo interrogarci sulle cause di questo progressivo imbarbarimento e cominciare a punire chi ha prodotto tutto questo. Ecco, una sorta di legge del contrappasso come diceva il caro Dante sarebbe auspicabile.
Di Francesca Soloperto