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Riemergo dopo una lunga immersione. L'aria rientra prepotentemente nei polmoni e il respiro trattenuto in una bolla ormai satura esplode dopo la risalita.
Ci troviamo nel chiostro della chiesa di San Michele Arcangelo, la più antica chiesa della città di Potenza. La nuda pietra e le linee essenziali rimandano ad epoche longobarde e alle vicende legate al “secolo buio”. E’ piena estate, anche se è solo la fine di giugno, ma i 34 gradi del tardo pomeriggio ci fanno pensare che il mese di luglio si sia fatto avanti troppo precocemente. Tra le mura antiche del chiostro eretto nel V secolo si sta bene però, arriva un leggero venticello che ci lascia respirare. Siamo lì perché a breve comincerà un appuntamento al buio con l’Unione Italiana Ciechi e Ipovedenti, sezione di Potenza.
Spesso si ha come l’impressione che tutto accada molto rapidamente, troppo semplicemente, senza nessun motivo plausibile e senza alcun significato vero. In diversi casi sembra quasi che la causa preceda l’effetto per pura provvidenziale avventura.
Posto che per mio limite non mi riesce di stabilire quand’è che sia cessata ogni forma di occupazione, tale da potersi considerare il popolo e la nazione effettivamente sovrani nelle proprie scelte, tra le due recenti trascorse ricorrenze del venticinque aprile e del primo maggio, ecco che mi veniva più facile qualche riflessione sull’ultima. E comunque, il tempo gioiosamente liberato dalla giornata non lavorativa, volentieri l’ho speso nella lettura/rilettura di un paio di volumi che sono ormai come dei classici.
“Gli bastano gli occhi e ancora un giorno di vacanza,
la terra è la sua stanza.”
(Anobel Armour)
«Amo quell’ora in cui […] il mondo si fa chiaro a poco a poco / pur se con ciò, non insavisca affatto. / Io più del mattino amo l’albore». La televisione di Stato entra in tutte le case come l’acqua potabile, la luce e il gas; pare un servizio essenziale e si paga assieme alla corrente elettrica.
“La calunnia è un venticello
ma in un lampo diventa una tempesta
e produce un’esplosione come un colpo di cannone
un terremoto che fa tremare” (G. Rossini)
Insomma sono lì un mercoledì mattina di febbraio, Piazza Duomo 12, in una sala al piano primo del Palazzo Reale, più o meno a mezzo del percorso, col naso a circa due bracci da questa enorme tela di più di quattro metri per più di due sulla quale a olio quattrocento e rotti anni prima Pietro Paolo Rubens, durante il suo soggiorno italiano, spiega una potente immagine della circoncisione di Gesù per i gesuiti genovesi.